Non nasconde, anzi mette nero su bianco, “entusiasmo” il nuovo questore di Aosta, Gian Maria Sertorio, al primo incontro con i giornalisti, tenuto oggi, lunedì 11 marzo. Torinese, classe 1963, il nuovo vertice degli uffici di corso Battaglione motiva questa sensazione per il “nuovo incarico, anzitutto per essere stato assegnato a una Questura, che non è scontato”, poi perché è “una Questura accanto alla mia realtà”. Oltre ad essere originario del capoluogo piemontese, “tutta la mia vita professionale, a parte l’ultima parentesi (tre anni a Reggio Calabria, come vicario, ndr.), è stata incentrata sul nord-ovest”.
Tra commissariati, Digos e Squadra Mobile, sono diversi i ruoli in cui Sertorio ha operato a Torino. Promosso primo dirigente, ha poi diretto il commissariato di Bardonecchia, fino all’esperienza calabrese. A luglio dello scorso anno, la promozione a dirigente superiore, che gli è valsa ora la nomina a Questore di Aosta. Dopo una decina di giorni in Valle, “parlare di obiettivi è prematuro”, ma è doverosa “l’attenzione ad alcuni fenomeni che sono più importanti, o più sentiti”. Il riferimento è ai Codici rossi (i reati di violenze, ndr.), su cui lavorare “anche attraverso il controllo del territorio”, ma pure “cogliendo segnali per non dover arrivare al momento della repressione, per prevenire un fenomeno che è molto attuale”.
Dopodiché, l’altro tema storicamente sul tappeto per chi si occupa di sicurezza in Valle d’Aosta: i furti negli alloggi. Fatta salva la differenza tra problemi effettivi e percepiti, “i reati predatori in generale sono cose che assolutamente colpiscono in modo forte la cittadinanza, perché colpiscono direttamente il cittadino, più di altri fenomeni”. La Polizia ha quindi “il dovere di porre massima attenzione a queste problematiche”.
Anche i temi di più ampio respiro, come la criminalità organizzata, non vanno comunque trascurati. Nell’esperienza in Calabria, Sertorio ha spiegato che “lì sei avvolto da questo fenomeno” e “lo percepisci in maniera differente”. E’ però un dato la sua “pervasività nel nord Italia, anche la sua presenza”. Pure il pianeta anarco-insurrezionalista è nell’agenda delle attenzioni, perché “gli scontri a Torino”, di questi giorni, derivano da un mondo diverso da quello degli studenti, fatto di realtà che “sanno ben percepire il momento in cui possono alzare il livello di scontro”.
Per quanto, “nella realtà locale non ho avuto percezione” di presenze, anche in “prospettiva G7” l’attenzione va rivolta: “qui abbiamo i confini” e, quindi “soprattutto sugli afflussi, sugli ingressi per chi potrebbe essere parte di manifestazioni, è chiaro che dobbiamo fare attenzione”. Dicendo dei primi interventi operativi condotti dalla Polizia dal suo arrivo ad Aosta, cioè l’operazione antidroga culminata in diversi fermi e l’ inseguimento di un automobilista che si era sottratto all’“alt” di una pattuglia, Sertorio ha rilevato nel primo caso “il salto di livello” di quella che “non è soltanto più una criminalità spicciola”, mentre nel secondo la proficua interlocuzione con le altre forze dell’ordine (Carabinieri e Guardia di finanza) per “un lavoro che altrimenti non si sarebbe portato a casa”.
“Il messaggio che dobbiamo dare, che più che altro vorrei continuare a dare, – ha concluso Sertorio – è che noi siamo qui per ascoltare. Prendere contatto con la Polizia non è che debba essere proprio per la denuncia, o per il passaporto, tante cose si possono risolvere prima. Il contatto con la gente, gli esercizi commerciali, la cittadinanza: noi ci siamo e la nostra volontà è continuare ad essere attenti”.