“Ho prenotato da Enrico, ma devo aspettare almeno 6 mesi. Mi ha trovato un buco per puro caso, ha una lista d’attesa infinita”. Tutti quelli che nel corso degli anni hanno pensato di tatuarsi e quelli che lo hanno fatto almeno una volta nella loro vita hanno sentito questa frase.
Enrico Gambini era IL tatuatore aostano, era la leggenda e l’esperienza. Era la sicurezza.
Prima in via de Tillier, poi nel suo studio di corso Padre Lorenzo, le pareti arancioni ripercorrevano una carriera da giramondo, le locandine delle innumerevoli tattoo convention erano lo spunto per parlare di tutti i progetti che Enrico, zio Nino, aveva e voleva portare avanti. Una chitarra nell’angolo, fra alcune maschere africane, all’occasione strumento per mettere a proprio agio chi entrava impavido dalla sua porta e una volta sul lettino diventava un po’ più teso.
Tanti ritagli di carta, segnati dalle biro blu e rosse, sparsi vicino agli strumenti con cui si era costruito una carriera eccezionale, fatta di professionalità, ma anche di molta umiltà, quando indirizzava i clienti dagli altri tatuatori di Aosta perché “per le scritte secondo me gli altri lavorano molto bene, fidati”. Tutti cercavano Enrico e tutti volevano che fosse il suo inchiostro a segnare per sempre la loro pelle; innumerevoli i valdostani che si sono alternati sul suo lettino da tatuatore e che oggi lo salutano postando le sue creazioni e il loro personale ricordo di Gambini.
Lo piangono anche i suoi colleghi, da quelli storici ai più giovani sulla scena di Aosta: salutano un amico e un maestro, uno dei primi ad aver avuto il coraggio di lanciarsi in un’avventura del genere in una città piccola come il capoluogo regionale e che proprio per questo è stato il padre spirituale di molti creativi della città.
Una vita vissuta sempre al massimo, anche nella sfera privata, dove l’amore senza confini per la compagna Alessandra era la priorità, insieme alle sue due splendide figlie Mila e Bea, che dal padre hanno già ereditato la passione per il disegno e la creatività.
E poi gli sport e l’adrenalina, segni distintivi che non facevano che aumentare il fascino di Enrico, quando, in sella alla sua moto o fra le onde con la vela, viveva e gustava la libertà che lui, geometra, si era preso decidendo che il tatuaggio sarebbe stato la sua ragione di vita e la sua essenza. Anni da geometra, una precisione nel gesto a mano libera e una leggerezza nei movimenti lo hanno reso con il passare del tempo un professionista affermato e cercato anche fuori Valle, soprattutto negli anni in cui essere tatuatore non era ancora la normalità.
Un artista, un tratto riconoscibile che in molti porteranno per sempre sulla propria pelle nel ricordo di quei capelli spettinati al vento e quegli occhi curiosi di chi non ha mai smesso di stupirsi della vita e di quanto possa essere ricca e piena di sorprese.
Anche nell’ultima corsa verso la libertà, andando verso il suo adorato mare, pronto per salpare con i suoi amici per l’ennesima regata, Enrico ha vissuto tutto al massimo, senza paura di cadere, ma con l’entusiasmo di quel giovane che con coraggio e determinazione è stato in grado di costruirsi la vita che voleva vivere.
La data dei funerali non è ancora stata fissata.
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grazie per aver tradotto così bene il sentimento e l’amore che ci legava a lui, ciao Enrico