“Mi piacerebbe tanto poter fare i nomi di tutte le persone che quest’estate hanno perso la vita in montagna, o dei loro cari che hanno dato l’allarme. Ogni nome rappresenta una vita, un vissuto, un dolore profondo che spesso resta invisibile agli occhi di chi giudica da lontano”. E’ la premessa di Paolo Comune, direttore del Soccorso Alpino Valdostano, che subito dopo aggiunge: “Se ognuno di noi pensasse a questo, forse eviterebbe di scrivere commenti senza fondamento, senza sensibilità, senza compassione”.
Parole che il capo dei soccorritori in montagna pronuncia perché “oggi, ogni volta che operiamo su un incidente mortale, sui ‘social’ si leggono commenti inaccettabili, pieni di rabbia e rancore”, a base di frasi come “’impreparati, state a casa, ve la siete cercata, fateli pagare, dovevate lasciarli lì’ e simili”. “Il repertorio – sospira Comune – purtroppo è vario”.
Eppure, “posso assicurarvi” che “nella maggior parte dei casi le persone soccorse sono preparate e adeguatamente attrezzate”. Per questo, “trovo alquanto deplorevoli questi commenti”, anche perché “ gli incidenti possono capitare anche ai più esperti e preparati, in montagna come in altre situazioni” ed occorre “uscire dall’assioma ‘incidente in montagna = scelleratezza”.

Tra l’altro, sottolinea il Direttore del SAV, “in Valle d’Aosta non si è verificato ‘overtourism’, né ‘persone in ciabatte sul ghiaccio’ che si sono fatte male, come è capitato di leggere o di sentir dire e commentare”. Tuttavia, “scene di scarsa attenzione e superficialità si sono viste anche in luoghi di alta montagna, e per fortuna nessuno di questi incidenti si è concluso con tragedia”.
Certo, queste persone (“la cui irresponsabilità è dovuta spesso all’ignoranza rispetto alla progressione in montagna e ai pericoli oggettivi”) vanno “informate e in qualche modo ‘educate’ al rispetto del pericolo, del rischio per se stessi e per i soccorritori, alla consapevolezza”. Agli occhi di Comune, “questa è la sfida, questo deve essere l’obiettivo” (cui concorrono anche altri attori del “sistema montagna”, come i rifugisti, gli operatori turistici, le stesse guide, la Fondazione Montagna Sicura, gli accompagnatori di media montagna e anche il Soccorso Alpino della Guardia di finanza, con le indagini dettagliate sulle cause degli incidenti letali).
A suffragio di questa tesi, il SAV fa sapere che nei mesi di giugno, luglio e agosto 2025, il servizio ha recuperato un numero di persone di poco inferiore a 600 persone. Quelle infortunate sono state la maggior parte, vale a dire 489, mentre gli escursionisti/alpinisti illesi (quindi, senza necessità di intervento sanitario) sono 78. Numeri sostanzialmente in linea con quelli del 2024, quando i recuperati sono stati poco più di 600, 498 i feriti e 85 gli illesi.

Coincidente, nelle due estati, il numero delle persone recuperate senza vita: 14. Quest’anno, si sono aggiunti tre interventi per incidenti mortali “aerei” (aliante e parapendio), non propriamente riconducibili, quindi, alla progressione in montagna”. Il dato, per Paolo Comune, va considerato “in maniera critica”. Alla base degli incidenti con esito mortale ci sono, infatti, diversi fattori, che devono essere presi tutti in considerazione.
“Non si tratta, sempre, – il Direttore del SAV lo dice senza mezzi termini – di eventi cagionati da scarsa preparazione o da equipaggiamento inadeguato: la causa degli incidenti, spesso, può trovarsi in un problema tecnico imprevedibile, come nell’errore in progressione, come anche nella tragica fatalità”. In verità “rispetto agli anni precedenti, si registra una maggiore attenzione e soprattutto una migliore preparazione, fisica e tecnica, dei frequentatori della montagna a tutti i livelli e stiamo notando anche, in generale, un migliore equipaggiamento”.

Va poi ricordato che “non sempre l’intervento dell’elicottero è possibile” e, in tal caso, “le squadre di soccorso devono procedere via terra, affrontando condizioni meteo avverse e situazioni di difficoltà dovute alla scarsa visibilità”. In generale, “raccomandiamo a tutti di non improvvisare le escursioni e le ascensioni, affidandosi quando necessario alle guide alpine”. Eppoi, “l’intervento dell’elicottero è gratuito se ci si fa male, ma il consiglio è quello di chiamare comunque, se ci si trova in difficoltà”.
Il perché è presto spiegato, per Comune: “Sono numerosi gli interventi su persone illese: in questi casi è richiesta una compartecipazione alla spesa per l’impiego dell’elicottero, ma molto spesso ci si rende conto che non richiedere aiuto avrebbe potuto portare a conseguenze anche gravi a causa, per esempio, della permanenza al freddo o sotto la pioggia o di notte, oppure alla decisione di muoversi anche se spossati in difficoltà”. Per concludere, “nessun soccorritore giudicherà mai l’inesperienza, l’errore, la fatica”, perché “l’importante, per tutti, è portare a compimento la missione, con esito positivo”.
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Ottimo articolo