Lite di Charvensod, l’urto al suolo fatale per il 50enne morto

Depositata in Procura l’autopsia svolta sul cadavere di Rachid Ousalam, deceduto lo scorso settembre, durante una violenta lite con il 46enne Remo Quendoz, indagato per omicidio preterintenzionale.
Il luogo della colluttazione, a Charvensod.
Cronaca

La morte di Rachid Ousalam, 50enne di origini marocchine che ha perso la vita a Charvensod lo scorso 23 settembre, durante una violenta lite con il 46enne Remo Quendoz, è stata causata da un arresto cardio-respiratorio, indotto dal trauma diffuso all’interno delle strutture cerebrali, riportato battendo il capo al suolo. Sull’uomo non sono state riscontrate alterazioni cardiache e le sue condizioni di salute, in generale buone, portano ad escludere che abbia perso la vita per un malore.

Sono le conclusioni dell’autopsia – arrivata negli scorsi giorni sulla scrivania del pm Francesco Pizzato, che indaga per omicidio preterintenzionale sull’accaduto – condotta dal medico legale Mirella Gherardi. Il diverbio tra i due si era acceso, in una notte tra sabato e domenica, all’interno di un locale lungo la regionale per Pila. Ousalam e Quendoz si erano quindi spostati fuori, per affrontarsi seriamente, dove era avvenuto il tragico epilogo. Il 118, intervenuto sul luogo, aveva tentato lungamente, ma invano, di rianimare la vittima.

Dall’esame autoptico è emerso inoltre che il 50enne perito presentasse un tasso alcolemico di 1.12 grammi per litro di sangue (il limite stabilito dalla legge per la guida è 0.5). In ospedale, ove si è recato per farsi curare una ferita al volto che sosteneva essergli stata causata da Ousalam con un bicchiere, è stato rilevato un paio di ore dopo i fatti anche quello di Quendoz, pari a 0.3 grammi per litro.

Cristallizzati gli aspetti medico-legali, con l’individuazione nell’urto al suolo del motivo della morte del 50enne, l’inchiesta (il 46enne di Charvensod è il solo iscritto nel registro degli indagati) continua per determinare se Ousalam sia caduto, o sia stato spinto. Gli accertamenti, che riguardano anche alcune immagini di videosorveglianza di impianti della zona, sono curati dai Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile e del Reparto operativo.

La famiglia della vittima (che, ha rivelato ancora l’autopsia, non presentava, sul corpo, ferite o segni di violenza evidenti) non ha nominato propri consulenti di parte, ma risulta aver interloquito con la Procura di Aosta, chiedendo informazioni sul procedimento, tramite il Consolato. Quendoz è assistito dagli avvocati Danilo Pastore del foro di Ivrea e Fabrizio Voltan di quello di Torino.

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