Tre persone, due gemelli di 41 anni, G. e S.R., e la compagna tunisina di uno dei due, M.M. di 32 anni, tutti residenti ad Aosta, sono state prese in carico dal Pronto soccorso dell’ospedale di Aosta per intossicazione da monossido di carbonio. I pazienti sono stati poi dimessi in mattinata perché le loro condizioni non erano gravi.
In ogni caso, sono già sette, nel mese di ottobre, i casi come questo registrati in Valle e dovuti in prevalenza a problemi legati alla scarsa, quando non insufficiente o addirittura nulla, manutenzione delle stufe a legna, gas o diverso combustibile, al loro utilizzo errato o improprio oppure all’esposizione incauta ai fumi da combustione.
Il numero dei pazienti presi in carico dal servizio di emergenza nel corso della scorsa stagione invernale ha superato le sessanta unità (64 casi nel 2010; 23 casi nel 2009). Nella maggioranza dei casi, il tempestivo intervento del 118, una adeguata terapia intensiva e spesso anche la fortuna, hanno evitato ai pazienti conseguenze più gravi.
Per questo motivo il Dipartimento di emergenza sulla prevenzione delle intossicazioni da monossido di carbonio ha realizzato una guida informativa per aiutare i cittadini a prevenire, e nel caso in cui avvengano saper gestire, gli incidenti più comuni.
Tanto per cominciare, cos’é il monossido di carbonio?
Il monossido di carbonio (CO) è un gas infiammabile, incolore, inodore, insapore, non irritante. Si forma nel caso di una combustione incompleta, quando la percentuale di ossigeno presente nell’aria cala troppo e quindi non è più sufficiente a dar luogo a una combustione completa. Il monossido di carbonio è più leggero dell’aria e tende a permanere nei locali. Può penetrare nelle pareti e nei pavimenti, oppure può diffondersi attraverso i canali di aerazione posti nei piani superiori o confinanti: ad esempio giungendo dal locale cantina (locale caldaie) ai piani superiori. Ulteriori motivi di diffusione del CO possono essere, ad esempio, le perdite derivanti da camini e canne fumarie che non funzionano correttamente oppure non adeguatamente puliti. Attraverso questi il monossido di carbonio può raggiungere i vari piani, diffondendosi negli appartamenti.
Cosa provoca nel corpo umano?
Il CO risulta tossico per la respirazione. Il CO si lega molto più saldamente dell‘ossigeno ai globuli rossi dell’emoglobina del sangue che questo influenza il trasporto dello stesso ossigeno nel corpo umano.
Come si riconosce un’intossicazione?
I sintomi dell’intossicazione da CO possono essere i più svariati e molto diversi tra di loro. E’ difficile fare una diagnosi senza sapere i motivi reali dai quali derivano i sintomi (come incendio, gas di scarico, fumi di combustione). Organi che hanno bisogno di un maggiore apporto d’ ossigeno come il cuore e il cervello, reagiscono in maniera particolarmente sensibile. Per i fumatori avere una percentuale di CO del 10% nell’emoglobina del sangue è normale, in alcune persone però questa concentrazione può già causare i primi sintomi di intossicazione; vengono colpiti la vista e la cognizione del tempo.
Con una concentrazione media compresa tra il 10% e il 20% possono sorgere cefalea e depressione; oltre il 30% possono sorgere malori al torace come ad esempio angina pectoris, aritmie, allucinazioni, apatia, crampi, incoscienza, formicolii e sensazione di paralisi, ed altre patologie neurologiche. Nel caso di intossicazioni con un blocco di saturazione dell’emoglobina tra il 40% ed il 50% subentra lo stato d’incoscienza che può portare alla morte con alterazioni della temperatura corporea e perdita del controllo del centro della respirazione situato nel cervelletto.
Quando è sicuro il mio impianto di riscaldamento?
Per la combustione di sostanze infiammabili solide, liquide, gassose deve essere sempre presente l’ossigeno. Un volume percentuale del 21% è la quantità d’ ossigeno presente nell’aria. Tale concentrazione deve rimanere costante negli ambienti ove sono presenti impianti di riscaldamento a mezzo stufa oppure piani di cottura a fiamma libera.
Le norme in materia, quindi, prevedono un locale costantemente arieggiato tramite griglie di aerazione, che variano a seconda degli impianti da 80 cm² a 200 cm² di area media di ventilazione (da 8 cm x 10 cm fino a 10 cm x 20 cm) oppure con un apporto diretto di aria dall’esterno. Queste griglie o aperture di ventilazione devono rimanere sempre aperte e non si possono chiudere. Soprattutto le nuove costruzioni a risparmio energetico (casa clima), che prevedono edifici con porte e finestre termoisolate, devono rispettare le norme riguardanti le superfici di aerazione necessarie per gli impianti di riscaldamento e di quelli a gas.
Le ultime indicazioni
Il Dipartimento consiglia, inoltre, di prestare particolare attenzione agli impianti installati nelle “seconde case” oppure in ambienti non frequentati da molto tempo: è bene attivare le stufe soltanto dopo un’attenta manutenzione e, per precauzione, aerando i locali prima di soggiornarvi. Nel caso e nel dubbio dell’insorgenza di alcuni dei sintomi illustrati, è necessario aerare i locali, spegnere immediatamente le stufe ed allertare subito il soccorso sanitario 118.