La consulenza svolta dal medico-legale Roberto Testi, nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dal Gip Giuseppe Colazingari, individua in un arresto cardiaco “insorto in concomitanza di un trauma cranico conseguito a una caduta a terra” la causa della morte di Rachid Oussalam, avvenuta il 23 settembre 2018 a Charvensod, nell’ambito di una violenta lite. Una conclusione che, agli occhi della Procura, conferma la ricostruzione iniziale, da cui la chiusura delle indagini con l’accusa di omicidio preterintenzionale a Remo Quendoz, muratore 47enne che stava litigando con il 50enne di origini marocchine.
L’esperto non ritiene il decesso direttamente riconducibile al colpo alla testa, ma “in termini di elevata verosimigilianza si può affermare una correlazione patogenica mediata da diverse concause” tra “il trauma cranico determinato dalla caduta a terra” e la morte. Dalle indagini dei Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile e del Reparto operativo era emerso che la colluttazione tra i due uomini si era accesa in un locale lungo la strada regionale per Pila, quindi si erano spostati all’esterno. Il pm Francesco Pizzato contesta a Quendoz, in quel frangente, di aver colpito Oussalam “al viso, determinandone la caduta a terra” e cagionando il tragico epilogo dei fatti.
L’indagato è assistito dagli avvocati Danilo Pastore e Fabrizio Voltan (che avevano anche nominato un consulente tecnico di parte per l’incidente probatorio). In questa fase del procedimento hanno a disposizione un arco di tempo di venti giorni per depositare memorie, nonché chiedere al pm di compiere ulteriori atti d’indagine o di sottoporre Quendoz ad interrogatorio. Dall’esame autoptico, non definitivo sulle cause della morte, era emerso che Oussalam presentasse un tasso alcolemico di 1.12 grammi per litro di sangue, mentre all’indagato, alcune ore dopo in ospedale, erano stati rilevati 0.3 grammi per litro.