Il panico, la fuga, e la drammatica caduta di 300 metri da un dirupo. Questa la scena raccontata da Elmo Cheraz, allevatore 43enne che, salito con la moglie in alpeggio all'Alpe Bonze, sopra Donnas, per un controllo di routine, si è trovato di fronte una scena terribile: “Appena arrivati abbiamo visto gli animali spaventati – racconta Cheraz – e sparsi un po' dappertutto, abbiamo controllato prima quelli vicino al rifugio e ci siamo accorti che i manzi correvano avanti e indietro in preda al panico. Subito abbiamo pensato a qualche cane lasciato libero da qualche turista quando abbiamo visto tre lupi, uno molto grosso e due più piccoli. Con urla e fischi siamo riusciti ad allontanarli, e ci siamo preoccupati di calmare i manzi”.
Una volta calmati, la tragica scoperta: “Abbiamo visto che i manzi non erano feriti – prosegue l'allevatore – quando ci siamo accorti che ne mancavano 12 (sui 40 capi totali), 10 delle quali gravide e due manze. Al colle ci siamo accorti che c'erano piste un po' anomale e, vedendo gli animali ancora in stato di agitazione, abbiamo capito che qualcosa non andava. In fondo al canalone, una zona molto impervia, abbiamo visto un animale con le zampe riverse all'insù, e scendendo abbiamo ritrovato le carcasse delle 12 bestie”.
Questa mattina, un colloquio con l'Assessore regionale all'Agricoltura Laurent Viérin, per capire come muoversi: “Il problema – spiega ancora Cheraz – è che gli animali sono caduti nella parte opposta della montagna, sul versante piemontese, e la raccolta delle carcasse deve essere decisa dall'Usl di Torino, non è competenza valdostana. Oggi è salito il personale del Soccorso alpino di Torino per valutare la situazione. L'assessore è stato molto disponibile nel cercare di risolvere il problema e per non avere danni in futuro, anche per le persone”.
Nel frattempo, mentre l'Assessorato cerca delle soluzioni – con alcuni provvedimenti già in lavorazione –, Elmo Cheraz è preoccupato. Il futuro, già difficile per gli allevatori, lo rende inquieto: “Alleviamo capi di alta genealogia per produzione di Fontina, frutto di generazioni addietro, ed arrivati ad un certo livello di allevamento vederseli 'bruciare' in pochi attimi fa male. Ora decideremo se vogliamo continuare ad allevare così o mollare tutto, dopo i cervi in primavera che mangiano l'erba del pascolo e cinghiali che distruggono i mayen, spero che questa sia una 'botta finale' ma ne dubito. Sto seriamente pensando di consigliare ai miei figli che prendano un'altra strada”.