Quattro anni e 10 mesi. Tanti ne sono trascorsi da quel 2 maggio 2020, quando un gruppo di valdostani era stato sanzionato dalle forze dell’ordine per aver presenziato, in piazza Chanoux ad Aosta, a una manifestazione promossa dalle “Mascherine Tricolore”, per protestare contro le ricadute di alcune delle restrizioni disposte nel periodo della pandemia da Covid-19.
Una multa che, pagata subito, si sarebbe risolta con il versamento di 280 euro. La violazione contestata era al decreto legge n. 19 del 2020, che recava “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica”, introducendo il divieto di lasciare la propria abitazione se non per motivi di lavoro, salute e urgenza e sospendendo le manifestazioni pubbliche (con l’obiettivo di evitare assembramenti).
Ritenendo la sanzione ingiusta – perché nella circostanza, come peraltro riconosce il verbale stesso, erano state seguite le norme sul distanziamento interpersonale – alcuni dei destinatari non hanno pagato, producendo degli scritti difensivi (e venendo sentiti in seguito), come previsto dall’iter delle sanzioni amministrative.
Da lì il silenzio, che ha indotto in alcuni dei coinvolti pure il convincimento che la questione fosse “chiusa”. Una quindicina di giorni fa, però, la vicenda è tornata a galla, con l’arrivo delle ordinanze del Presidente della Regione, nelle sue attribuzioni prefettizie, che ingiungono il pagamento dell’ammenda.
La cifra, visto il venire meno dei termini di estinzione in misura ridotta, è passata a 400 euro, cui vanno aggiunti 22,34 euro di spese di notifica. Per sei dei destinatari, tra i quali due promotori della manifestazione di quel giorno, la questione è di principio e si sono quindi rivolti a uno studio legale per impugnare il provvedimento.
Gli avvocati Augusta Berthet e Alessio Iannone hanno già depositato il ricorso al Giudice di pace, nell’interesse dei sei clienti, e sono ora in attesa della fissazione dell’udienza in cui sarà discusso. Nelle ragioni dei ricorrenti, sul tappeto, ci sono, tra gli altri, due aspetti.
Il primo è l’imminenza della prescrizione, che scatta al raggiungimento dei 5 anni dall’emissione della sanzione, traguardo al quale, all’arrivo delle ordinanze, non mancava più di un mese, con un gusto di “beffa” difficile da scacciare per i destinatari.
L’altro è nel fatto che lo stesso Stato, nel mentre, ha condonato alcune sanzioni del periodo pandemico. E’ il caso, ad esempio, di quelle (da 100 euro) per gli over 50 appartenenti a categorie professionali sottoposte, all’epoca, ad obbligo vaccinale, ma che avevano deciso di non procedere.
La sanatoria era arrivata nel dicembre 2024, attraverso il decreto “Milleproroghe”. Un “colpo di spugna” (riguardante, nelle stime dell’epoca, 1,8 milioni di sanzionati, per 180 milioni di euro di mancato introito) che non ha però riguardato le violazioni ai divieti di spostamento. E gli eventuali sanzionati ora fanno i conti con le ordinanze ingiuntive.