Secondo tentativo, da parte dell’Agenzia regionale per l’edilizia residenziale – nella mattinata di oggi, giovedì 20 giugno – di sgomberare l’alloggio di proprietà dell’ente, in cui vive al Quartiere Dora il 65enne Fabrizio Lovato, sottoscrittore di un contratto di edilizia convenzionata. Il provvedimento, che aveva visto già un primo accesso per l’esecuzione lo scorso 16 aprile, è motivato dalla morosità dell’inquilino (l’arretrato ha raggiunto i 40mila euro) e, come la scorsa volta, si è risolto senza l’abbandono dell’abitazione da parte dell’uomo.
Lovato è infatti afflitto da una patologia invalidante, irreversibile e ingravescente, costretto in carrozzella e vincolato a terapie e pratiche riabilitative. La sua condizione è la variabile che, per la seconda volta, ha fermato l’attuazione dello sgombero, per cui stamane sono intervenuti Polizia locale e Carabinieri. L’Arer, presente oggi sul posto con un legale, si rivolgerà ora al Tribunale per ottenere un provvedimento di conferma.
In esso, il giudice dovrà indicare le modalità di rilascio dell’immobile e disporre che l’inquilino venga portato fuori dall’alloggio. Il legale che assiste Lovato, l’avvocato Pasquale Siciliano di Aosta, fa però notare che le norme presuppongono anche, trattandosi di una persona in condizione di disabilità, l’indicazione di una sistemazione adeguata alla sua realtà, aspetto che – vista la specificità della condizione dell’inquilino – si rivela particolarmente complesso.
Lovato resta quindi all’interno della casa, ma continua a non averne le chiavi. Non esce, o lo solo se restano all’interno, alternativamente, la moglie o il figlio. La serratura è stata fatta cambiare da agenti e funzionari in occasione del precedente accesso, senza consegnare le chiavi all’uomo. Dal punto di vista dell’Arer, ciò avrebbe significato infatti legittimare l’occupazione dell’immobile in assenza di titolo. Oggi, inoltre, sono state bloccate le autorimesse a servizio dell’alloggio.
“Ci sarà un terzo accesso”, sospira Lovato, non senza nascondere amarezza, dopo che il gruppo di persone impegnato nell’esecuzione dello sgombero ha lasciato il condominio. Per poi aggiungere: “La causa della mia situazione non è un atto di delinquenza, ma una patologia grave”. Per parte sua, il 65enne non contesta la morosità, per quanto a suo dire essa derivi anche da mancate risposte dell’Agenzia, ma continua a chiedersi a voce alta come, visto l’esborso mensile richiesto da terapie e dalla necessità di assistenza continua, potrebbe sostenere il canone di affitto con la pensione da 800 euro che spiega di percepire.
Tra l’altro, sullo sgombero pende anche l’impugnazione dello stesso Lovato, sempre dinanzi al Tribunale di Aosta. La causa non è ancora stata definita nel merito, però il giudice, alla prima udienza, ha convalidato l’atto. E’ l’aspetto per cui l’Arer osserva che la perdita di titolarità dell’inquilino ad occupare l’alloggio è stata avallata da un giudice, consentendo l’avvio della procedura che ha vissuto una nuova “puntata” stamane e che, con il passar del tempo, non sembra destinata a semplificarsi. Anzi.
Sfrattato dall’Arer, si “barrica” in casa: “mi ero opposto, nemmeno aspettata la sentenza”
16 Aprile 2024 – Ore 17.47
E’ stato eseguito nella mattinata di martedì 16 aprile, non senza attimi di concitazione, lo sfratto da un alloggio di proprietà dell’Agenzia regionale per l’edilizia residenziale, in località Croix-Noire ad Aosta. Il provvedimento – dall’attuazione curata dalla Polizia locale – è motivato dalla morosità dell’inquilino, sottoscrittore di un contratto di edilizia convenzionata.
L’occupante dell’abitazione, afflitto da una patologia invalidante, irreversibile e ingravescente, che lo costringe in carrozzella, non ha aperto la porta agli agenti e ai funzionari Arer, che si sono quindi rivolti ad un fabbro per poter entrare nell’abitazione. Lo sfratto è contestato dall’uomo che, assistito dall’avvocato Pasquale Siciliano, aveva presentato, al momento della notifica, opposizione al provvedimento.
Il giudice, in occasione della prima udienza, ha convalidato l’atto (da qui l’esecuzione odierna), ma – osservano legale e inquilino – è ancora pendente il giudizio sul merito dell’impugnazione. La vicenda origina diversi anni fa. L’occupante, che era entrato nell’immobile in regime di emergenza abitativa, a seguito di un precedente sfratto (“per cessata locazione, non per morosità”, precisa il suo legale), si era fatto carico di alcuni lavori per adeguare la casa alle sue esigenze.
Stando all’avvocato, l’uomo aveva ceduto tale credito (per un totale di circa 10mila euro) all’agenzia, ma sin dal momento del suo ingresso l’alloggio ha manifestato problemi (come alcune serpentine del riscaldamento a pavimento bloccate), che non sarebbero mai stati risolti, nonostante – racconta il diretto interessato – “ogni volta io abbia fatto presente la situazione con raccomandate”.
Il nucleo familiare dell’uomo si compone della moglie (che risulta occupata) e di un figlio, entrambi con problemi di salute. Lui lamenta che, nel momento di passare al contratto di edilizia convenzionata, il canone di locazione sia stato calcolato in misura esorbitante dalle sue possibilità economiche. Ammette di versarlo quindi solo per metà, perché “con 800 euro di pensione, come potrei pagarne 1000 di affitto?”, si chiede con la voce rotta.
La cifra che manca all’appello ogni mese, però, contabilmente costituisce morosità e come tale viene computata dall’Arer. Con il passar del tempo, si arriva ad un arretrato di 40mila euro e le procedure per ottenere lo sfratto si mettono in moto. Il legale dell’inquilino non contesta l’importo, ma sottolinea che “c’è un inadempimento da parte nostra, dettato da un inadempimento dell’Arer” e che la volontà di pagare del suo assistito è comunque testimoniata dal versamento mensile parziale.
Per parte sua, l’Agenzia regionale per l’edilizia residenziale richiama al fatto che la decadenza dal diritto di occupare l’alloggio è stata avallata da un giudice e, pertanto, si è data esecuzione allo sfratto (il secondo, quest’anno, nel campo dell’edilizia convenzionata e non ve ne sono altri pendenti).
L’uomo, vista la sua condizione, non è stato portato fuori di casa, ma agenti e funzionari hanno fatto cambiare la serratura dell’alloggio, senza consegnare le nuove chiavi (dal punto di vista dell’ente, avrebbe significato legittimarne l’occupazione dello stabile). Una procedura per cui l’avvocato Siciliano annuncia denunce: “il mio cliente – afferma – è costretto a scegliere tra perdere la casa, o perdere la possibilità di proseguire le sue cure”.
6 risposte
Se era un extracomunitario era già risolta e gli si lasciava la casa…
Ma è italiano!
Polizia locale, Carabinieri…… Mancavano i paracadutisti. Bisogna usare il Napalm.
Volevo dire c’è ancora tempo
C’è ancorate po’ : Ilaria Salis ne deve 95.000
1000 euro al mese per una casa popolare? Veramente una vergogna!
Vergogna, nemmeno un po’ di umanità!