In una regione di 130mila abitanti dove per trovare lavoro le conoscenze valgono spesso più del curriculum, non stupiranno forse le richieste arrivate alla presunta compagine ‘ndranghetista valdostana, ricostruite dagli inquirenti, per fare assumere figli, fratelli e parenti vari. Sono diversi infatti gli episodi che ne raccontano le modalità e gli esiti, nelle 920 pagine dell’ordinanza del Gip Silvia Salvadori che mercoledì ha portato all’arresto di 16 persone.
Il praticantato da geometra
A Marco Fabrizio Di Donato, il presunto capo della “locale” valdostana, nel luglio del 2016 arriva la richiesta da parte di un pregiudicato campano di far assumere il figlio per effettuare i due anni di “praticantato” quale geometra e poter così effettuare l’esame di Stato per acquisire l’abilitazione ad esercitare.
“La vicenda rileva sotto il profilo indiziario – scrive il Gip Silvia Salvadori – in quanto evidenzia come Marco Fabrizio Di Donato sia riconosciuto come soggetto destinatario di “rispetto” anche da pregiudicati locali provenienti da aree geografiche diverse dalla Calabria, che si rivolgono a lui per trovare un posto di lavoro per il figlio”. Di Donato si attiva con un architetto che lavora a Courmayeur.
Il reintegro in azienda
La “locale” si muove per cercare di far poi reintegrare in una grande azienda locale anche Roberto Alex Di Donato, fra i 16 arrestati di mercoledì scorso e fratello del presunto capo Marco Fabrizio. “Per raggiungere lo scopo, Antonio Raso – ricostruisce il magistrato – contatta il cugino Salvatore Addario (di cui si è parlato a proposito della vicenda del contratto per il trasporto del Comune di Saint-Pierre), il quale, in qualità di Presidente di Cna, ha contatti con i vertici di numerose imprese valdostane, nonché Gianni Mongerod (entrambi risultano non indagati)”.
Da una conversazione intercettata nel gennaio del 2016 all’interno dell’abitazione di Marco Di Donato emerge “come Mongerod e Perron siano il tramite per consentire a Di Donato Marco Fabrizio di arrivare a contattare l’allora Presidente della Regione Valle d’Aosta, Rollandin Augusto [per farli riprendere a lavoro … gli ho detto glielo puoi andare a dire al “testone” si, si, si}, detto “il testone””. La situazione lavorativa di Roberto Alex Di Donato sembra però qualche mese dopo non esser cambiata come dimostra un colloquio telefonico intercettato il 1 marzo del 2016 sull’utenza in uso a Antonio Raso con Gianni Mongerod.
“Nella circostanza emerge come le difficoltà per l’assunzione di Di Donato Roberto siano dipese dai trascorsi delinquenziali dello stesso” spiega il Gip. “Mongerod riferisce di aver contattato persone allo stato non identificate sia al Casinò di Saint-Vincent, sia presso la società Carrefour, ottenendo due rifiuti a causa del nome della persona proposta per l’assunzione [eh hanno guardato il nome e…..gliel’hanno bocciato]”.
Il giovane da assumere in discoteca
Un anno prima nel gennaio del 2015 Antonio Raso si rivolge invece a Nicola Prettico – ricostruiscono ancora gli inquirenti – proponendogli di assumere, nella discoteca “Prince”, un ragazzo che “vanta legami di parentela con esponenti della ‘ndrangheta, il cui nominativo era già emerso nell’indagine Hybris”.
Un’assunzione “strategica” secondo Raso per le “implicazioni” che “potrebbe avere sui rapporti con le altre famiglie calabresi legate ad esponenti della criminalità organizzata ndranghetista e, di conseguenza, sul consolidamento del gruppo e sull’acquisizione di ulteriore prestigio”.
“Ascolta, questo è un bravo ragazzo”, dice in un’intercettazione telefonica Antonio Raso a Nicola Prettico e poco dopo ribadisce: “no, è un bravo ragazzo perché lui conosce anche i suoi familiari” …… “non è un ragazzo, ha ventidue, ventitré anni è uno che noi lo possiamo fare crescere sotto di noi come si deve e lui è solo…… è umile, non è il solito spaccone del cazzo di ventitré anni che… “..
Dalle intercettazioni telefoniche successive non risulta però che il ragazzo abbia contattato Nicola Prettico così come non c’è traccia dell’assunzione o dell’ingresso nella società che gestiva la discoteca. “Ciò, tuttavia, può trovare spiegazione in numerose ragioni plausibili, – sottolinea il Gip – ma non incide sulle modalità di relazionarsi tra i vari associati, a riprova dell’esistenza del sodalizio”.
Il rifiuto del supermercato
Un altro episodio ricostruito riguarda la ricerca di un lavoro per Raffa Michele Salvatore, arrestato a San Giorgio Morgeto nel dicembre 2010 insieme al padre Giorgio per detenzione di armi, nell’ambito dell’indagine “Tempus Venit”.
Antonio Raso torna a rivolgersi a Gianni Mongerod. L’obiettivo è far assumere il ragazzo alla Gros Cidac. “Per velocizzare la pratica è lo stesso Mongerod che compila un curriculum vitae per conto del giovane che è ancora residente e domiciliato in Calabria e lo invia in posta elettronica al supermercato”, ricorda il Gip.
E’ poi Antonio Raso ad informare Michele Salvatore Raffa esortandolo anche a “trasferire la propria residenza in Aosta per evitare polemiche se si venisse a sapere che i titolari del supermercato hanno assunto personale residente in Calabria”.
Nei giorni seguenti Raso “continua a mantenere i contatti con Mongerod incitandolo a sollecitare l’assessore regionale Ego Perron”. L’interessamento del politico, secondo il magistrato, “ha sortito gli effetti voluti, infatti, proprio come indicato nella telefonata tra Raso e Mongerod” del marzo 2015, Raffa “ha trovato un posto di lavoro ma non presso il supermercato Cidac”, ma presso un’altra ditta valdostana. Lavoro da cui pochi giorni dopo verrà licenziato per “mancato superamento del periodo di prova”.
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Bhe’ se si ricorre alla malavita per cercare lavoro significa che l’Italia sta’ messa male. Per quello che si capisce da questo articolo mi viene da pensare che vogliono fare un caso dove non c’è! Qui si raccomandano ragazzi per lavorare, la malavita credo sia diversa!!