Il secondo round della causa di lavoro tra l’ex responsabile della Direzione Amministrativa, finanza e controllo del Casinò de la Vallée, Rossella Bertone, e la Casa da gioco, tenutosi stamattina dinanzi al giudice Maurizio D’Abrusco, è finito con la conferma di quanto disposto nel precedente giudizio: il licenziamento della lavoratrice non costituisce provvedimento illegittimo, ma la donna ha subito una discriminazione retributiva rispetto ai colleghi maschi e, per questo, va risarcita.
Inquadrata come dirigente, Bertone aveva lavorato a Saint-Vincent dal marzo 2011 al settembre 2015, quando il Casinò aveva risolto il contratto con lei. In quel frangente, assistita dall’avvocato Paolo Berti di Torino, la donna ha intentato la causa di lavoro, contestando il provvedimento. Per il giudice Eugenio Gramola, che aveva emesso la prima ordinanza lo scorso gennaio, il licenziamento era legittimo, ma il Casinò aveva violato le norme sulle pari opportunità tra uomini e donne nei rapporti di lavoro.
In particolare, – aveva messo nero su bianco Gramola, in un dispositivo giudicato da diversi “addetti ai lavori” come destinato a fare giurisprudenza – le era stata riconosciuta una retribuzione che arrivava fino al 40% in meno dei lavoratori di sesso maschile, sia delle posizioni apicali dell’organizzazione aziendale, sia di livelli più bassi (quadri ed impiegati di I livello). Da quella constatazione, la condanna alla Casa da gioco a risarcire la donna nella misura di circa ventimila Euro per anno di impiego, vale a dire la differenza salariale tra la retribuzione più bassa percepita e quella riconosciuta agli altri funzionari di vertice di Saint-Vincent.
Tramite l’avvocato Italo Fognier, il Casinò aveva impugnato la decisione. Si è così arrivati all’udienza di oggi e alla conferma della “discriminazione di genere”, pur restando valida anche la legittimità del licenziamento. La decisione di oggi può essere oggetto di ricorso in Corte d’Appello, arrivando fino alla Cassazione.