Per la Corte dei conti, i 240mila euro a Frigerio andavano ridotti del 10%: citata la Giunta 2012

La Procura regionale contesta ai componenti dell’Esecutivo, allora presieduto da Augusto Rollandin, un presunto danno erariale da 58mila euro, derivante dalla mancata applicazione dell’abbattimento del compenso dell'ex amministratore unico del Casinò.
Il Casinò di Saint-Vincent
Cronaca

La scelta, deliberata dalla Giunta regionale il 20 aprile 2012, di estendere al biennio 2013-4 l’incarico del manager Luca Frigerio quale amministratore unico del Casinò “ha rappresentato una soluzione (temerariamente) elusiva dell’obbligo” di ridurne il compenso, introdotto da un decreto legge del 2010 nell’ottica di abbattere i costi degli apparati amministrativi.

Lo scrive il procuratore regionale della Corte dei conti, Roberto Rizzi, nell’atto con cui, lo scorso 23 maggio, ha chiamato in giudizio gli otto componenti dell’Esecutivo che, all’unanimità, hanno votato quel provvedimento. Per l’ufficio inquirente della magistratura contabile, la mancata riduzione dell’emolumento del vertice della casa da gioco rappresenta infatti “una condotta omissiva”, tale da risultare “produttiva di danno erariale per l’Amministrazione regionale”.

A presiedere quel governo era Augusto Rollandin, con Aurelio Marguerettaz, Giuseppe Isabellon, Albert Lanièce, Ennio Pastoret, Laurent Viérin, Marco Viérin e Manuela Zublena quali assessori. La somma contestata, cioè 58mila euro, è pari al 10% (la misura in cui sarebbe dovuto avvenire il “taglio”) della retribuzione riconosciuta a Frigerio nel quinquennio precedente la notifica ai coinvolti dell’invito a dedurre, avvenuta nel febbraio di quest’anno.

La genesi dell’inchiesta

L’origine degli accertamenti è appuntata minuziosamente nell’atto ed è rappresentata dalla trasmissione, a fine dicembre 2016, alla Procura di piazza Roncas, della “Relazione sul processo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente e indirettamente possedute dalla Regione”, curata dalla Sezione di controllo della Corte dei conti.

Nel documento, gli estensori indicavano “la proroga della durata della carica dell’amministratore unico fino all’approvazione del bilancio 2014, con il mantenimento della remunerazione in precedenza percepita, elusiva dell’imperativa prescrizione” di ridurre l’emolumento, contenuta nel decreto dello Stato sulle “misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”.

Una segnalazione che “assumendo i connotati della notizia di danno specifica e concreta”, induceva “la Procura ad avviare approfondimenti istruttori”, culminati nella citazione in giudizio per gli otto allora amministratori (molti dei quali ancora in carica, seppur in ruoli diversi), con la richiesta alla Sezione giurisdizionale della Corte di fissare l’udienza la discussione nel merito della causa.

L’esito degli accertamenti

La lettura del provvedimento del procuratore Rizzi è una “panoramica” decisamente nitida delle vicende recenti legate al vertice della casa da gioco. La “Casino de la Vallée”, società che gestisce l’azienda di Saint-Vincent, è partecipata al 99,955% dalla Regione ed allo 0,045% dal Comune di Saint-Vincent. Il manager Luca Frigerio, proveniente dal Casinò di Campione, era in carica quale amministratore unico dal 18 agosto 2008. Il 12 aprile 2010, l’assemblea degli azionisti lo “conferma” per il triennio 2010/2.

Le condizioni stabilite in quell’occasione sono all’altezza di un top manager. L’Assemblea delibera di attribuirgli “un compenso annuo lordo di 180mila euro”, da elevare “a 240mila euro a decorrere dalla fusione per incorporazione di S.T.V. SpA (la società che si occupava del complesso alberghiero Billia, ndr.) in Casinò de la Vallée”. Vengono inoltre previsti “premi di risultato, nella misura massima del 30% del compenso fisso, da erogarsi in caso di raggiungimento di obiettivi prefissati”.

Al riguardo, vista la concretizzazione di quelli stabiliti l’anno prima, gli azionisti decidono di attribuirgli “per l’esercizio 2009 un premio di risultato pari a 54mila euro”. Infine, oltre al compenso, si delibera di assegnare all’amministratore “una soluzione abitativa comprensiva di canone, utenze e spese, nonché l’utilizzo di autovetture tra quelle già esistenti nel parco auto della società e il beneficio della polizza assicurativa relativa alla responsabilità civile degli amministratori”.

La deliberazione della Giunta

Nell’aprile 2012 mancano otto mesi alla scadenza dell’incarico di Frigerio. Il 20 di quel mese, durante la riunione settimanale, la Giunta regionale adotta, senza contrari, né assenti, la deliberazione di “presa d’atto e condivisione della proposta”, da avanzare all’assemblea dei soci, di estendere il mandato anche al biennio successivo, vale a dire “fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2014”.

L’atto è proposto al Governo dal presidente Rollandin e poggia su vari presupposti, tra i quali “assicurare la necessaria continuità nella realizzazione del Piano di sviluppo del complesso Casa da gioco/Grand Hotel Billia”, dall’orizzonte temporale “fissato oltre il 2012, ovvero all’anno 2015”. Una proposta “in linea con la stima e l’apprezzamento per l’attività” del manager, “confermata anche dal Consiglio regionale” nella seduta del 22 marzo 2012.

In quella data, ricostruisce il procuratore Rizzi, l’Assemblea “nel respingere a larga maggioranza una mozione ‘ingiustamente critica’ verso l’operato del sig. Frigerio, l’organo consiliare aveva aderito alle dichiarazioni di stima e fiducia del Presidente della Giunta e dei capigruppo di maggioranza”. C’è poi un altro elemento che induce la Giunta a determinare l’estensione ed è il fatto che, in assenza di continuità del rapporto con Saint-Vincent, Frigerio “sarebbe altrimenti indotto, nell’approssimarsi della scadenza del suo incarico, a cercare prospettive professionali alternative”.

L’assemblea 2012 della Casinò de la Vallée

Si tiene il 27 aprile, cioè una settimana dopo la delibera. A rappresentare il socio di maggioranza è il presidente della Regione, che rappresenta “sin da subito” l’utilità di prolungare l’incarico di amministratore unico, formulando la relativa proposta. In considerazione “del notevole impegno risultante dalle attività svolte, ma anche con l’esigenza di gestire al meglio le risorse aziendali”, Rollandin suggerisce agli azionisti “di mantenere inalterate le condizioni economiche e normative dell’incarico”.

Il compenso annuo lordo resta a 240mila euro, così come il sistema premiale, l’abitazione, le autovetture e la polizza. Per effetto di quella decisione, si apprende dalla citazione a giudizio, l’amministratore unico del Casinò percepisce quasi 320mila euro lordi nel 2013, che scendono a 250mila nel 2014 e a 174mila nel 2015, anno in cui, a luglio, si conclude l’esperienza di Luca Frigerio a Saint-Vincent.

La mancata riduzione degli emolumenti

Per la Procura regionale, al momento di estendere l’incarico doveva scattare la riduzione prevista dal decreto. L’assenza della stessa, scrive Rizzi, rappresenta un danno erariale per la Regione, “socio pressoché totalitario della medesima casa da gioco e fornitore della dotazione finanziaria sulla cui base l’erogazione del compenso è avvenuta”.

Coloro che hanno votato la delibera vengono quindi invitati a presentare le loro deduzioni rispetto all’atto con cui era stato “deciso il contenuto della manifestazione di voto (decisivo per via della consistenza della partecipazione detenuta) che sarebbe stato espresso nell’assemblea” del 27 aprile 2012.

Le valutazioni della Procura

Tramite i loro legali, tutti i destinatari presentano controdeduzioni, che la Procura non ritiene utili a superare la contestazione e, alla fine di maggio scorso, procede alla citazione in giudizio. Alcune motivazioni addotte vengono riprese nel provvedimento, per un’analisi dettagliata. Tra queste, la presunta non applicabilità della previsione del decreto statale in ambito regionale.

“Proprio quel vincolo – sottolinea il procuratore Rizzi – venne ritenuto operante per il Collegio sindacale (della casa da gioco, ndr.): l’assemblea del 28 dicembre 2012, infatti, rideterminò i compensi dei componenti dell’organo di controllo sulla scorta di quanto previsto dalla citata normativa”. In realtà, si legge ancora, “all’epoca era indubbio che la norma statale imponesse la riduzione”.

“Soltanto, – aggiunge il magistrato contabile inquirente – se ne tentava di aggirare la portata precettiva ricorrendo a spavalde soluzioni di ingegneria negoziale, miranti a consentire il mantenimento del trattamento retributivo semplicemente attraverso il mascheramento del momento della scadenza dell’incarico”.

Analoga attenzione è dedicata al fatto che la Casino de la Vallée, “per il sedimentarsi di risultati della gestione fortemente negativi, è da considerare un soggetto funzionante prevalentemente con alimentazione pubblica”. Nell’atto di citazione vengono riepilogati quindi i quattro finanziamenti da quasi 140 milioni erogati alla casa da gioco da piazza Deffeyes, tra il 2012 e il 2014.

A tal proposito, annota Rizzi, è evidente che “le risorse a cui ha attinto la società per la remunerazione della carica di amministratore” sono quelle provenienti dalla Regione e che “perciò, la mancata riduzione del compenso ha generato un onere economico indebito che ha finito per riverberarsi, immediatamente, sull’ente finanziatore”, la Regione, quindi la collettività.

In altre parole, sebbene gli obblighi con Figerio siano stati onorati dal Casinò, sua controparte contrattuale, “le risorse impiegate sono sicuramente riconducibili all’ente controllante”, ancora una volta l’amministrazione regionale, definita “finanziatore seriale estremamente prodigo”. Il Procuratore chiarisce quindi che “nessuna sovrapposizione si realizza tra il presente giudizio” e quello avviato sui finanziamenti alla casa da gioco, “essendo assolutamente diverse le condotte prese in esame ed i profili di contrasto rispetto ai parametri di virtuosa e legittima amministrazione”. Se alcuni citati coincidono “è un fatto casuale, legato solo alla circostanza del prolungato esercizio di funzioni apicali nell’amministrazione regionale”.

La delibera, momento centrale della decisione

Tra le deduzioni giunte, una è legata al fatto che gli assessori si sarebbero limitati a “concordare con la proposta” di estensione, senza entrare nel merito delle condizioni del rapporto, con il momento di responsabilità incardinato invece nell’assemblea dei soci, dove ciò è avvenuto. Al riguardo, il procuratore osserva che, per una partecipazione pubblica, il rappresentante in assemblea esprime “necessariamente, la posizione dell’amministrazione che, nella vicenda in esame, è l’indirizzo definito collegialmente in sede di Giunta regionale”.

Peraltro, “non risulta che siano state assunte iniziative da parte dei membri della Giunta per far rilevare l’improprio esercizio dei poteri del socio pubblico da parte” del presidente Rollandin, intervenuto alla scadenza assembleare. “Quella espressa dal soggetto ordinariamente abilitato ad esternare quella volontà dell’ente – si legge – fu esattamente la posizione condivisa, all’unanimità, dalla Giunta e inesorabilmente destinata ad essere approvata”.

La ripartizione del danno

Da qui, la responsabilità ipotizzata a carico di tutti coloro che hanno votato l’atto, con la richiesta di rifondare i 58mila euro a titolo di dolo, cioè solidalmente tra loro. “Le discutibili giustificazioni con le quali è stata ammantata la decisione di procedere alla dilatazione del periodo di carica – scrive il procuratore Rizzi – non valgono a coprire la sostanza dell’iniziativa che è, inequivocabilmente e consapevolmente, quella di non immunizzare la remunerazione dell’esponente aziendale dalle pregiudizievoli conseguenze dell’applicazione della misura di contenimento degli oneri connessi al funzionamento delle società controllate”.

In subordine, la Procura propone l’imputazione per colpa grave, giacché “la decisione che ha portato all’espressione di voto elusiva dell’obbligo di riduzione del compenso denota un grado di imprudenza e di negligenza nell’esercizio dei poteri decisionali”, tale da oltrepassare “abbondantemente la soglia di significativa intensità” prevista per lo scattare della responsabilità amministrativa.

In tal caso, nella contestazione, il procuratore diversifica la posizione del proponente (il presidente della Giunta) rispetto agli altri componenti del governo. Al primo viene contestata una quota pari al 30% del presunto danno erariale (17.400 euro), mentre tra gli altri sette allora assessori viene suddiviso in parti uguali (quindi 5.800 euro ciascuno) il restante 70%.

Il “botta e risposta” con il presidente Viérin

Dalle pieghe dell’invito a dedurre emerge anche un “botta e risposta” della Procura regionale con Laurent Viérin, che nella Giunta oggetto della contestazione era assessore all’istruzione e cultura, ma al momento dell’invito a dedurre rivestiva la massima carica amministrativa della Regione, quella di Presidente dell’Esecutivo, mantenuta tutt’ora.

Nelle conclusioni delle sue controdeduzioni, come riportato dal procuratore Rizzi nella citazione in giudizio, Viérin manifestava “la disponibilità (…) ad essere ascoltato dal Pubblico ministero, qualora ritenuto necessario”. La Procura scriveva quindi ai suoi difensori, chiedendo di “specificare se detta formula fosse da intendere quale richiesta di audizione personale”, facoltà prevista dal Codice della giustizia contabile.

“Constatata l’assenza di riscontri a tale richiesta di chiarimento”, la Procura fissava quindi l’audizione personale (l’omissione avrebbe reso inammissibile un eventuale citazione) e la comunicava al Presidente. Lo stesso giorno (lo scorso 22 maggio, quindi due giorni dopo le elezioni regionali), i legali di Viérin chiarivano “che la manifestazione di disponibilità ad essere ascoltato era da intendere solo come mera disponibilità a fornire oralmente ulteriori chiarimenti e, comunque, ‘rinuncia(va), per ogni eventualità, alla richiesta” contenuta “nelle proprie deduzioni”.

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