Guardato dall’osservatorio geocriminale della Procura della Repubblica, il 2020 è stato un anno in cui in Valle d’Aosta si è riscontrata una “sostanziale diminuzione dei reati”, passati a 2.059 rispetto ai 2.364 dell’anno prima, vale a dire il 12% in meno. Il dato è emerso nella mattinata di oggi, giovedì 28 gennaio, durante la presentazione del bilancio sociale dell’ufficio inquirente di via Ollietti (che ha seguito quella del Tribunale), illustrato ai giornalisti dal sostituto procuratore Manlio D’Ambrosi.
I delitti in calo
Una flessione che il magistrato spiega con il “lockdown” tra marzo e maggio, sicché “è evidente che lo stare chiusi in casa per due mesi ha causato la riduzione” soprattutto dei furti (da 804 a 541, cioè -32%), “che sono il reato più frequente del nostro territorio”. Di contro, sono aumentate le truffe informatiche (359 rispetto a 335), mostrando la “capacità di organizzazione” di chi delinque, dal momento che “non potendo più operare ‘in presenza’, quale miglior strumento della telematica si potrebbe trovare?”.
Scorrendo i dati (il bilancio sarà online sul sito della Procura a breve), il trend si presenta discendente anche per le violenze di genere (nel 2020, le persone denunciate per abusi sessuali sono state 2, contro le 7 dell’anno prima), ma su questa voce del bilancio sociale pesa una variabile non da poco. I reati domestici non sempre sono oggetto di esposto delle vittime e “la convivenza forzata” delle settimane di confinamento in casa per l’emergenza sanitaria potrebbe essere la reale ragione alla base di “questa netta diminuzione”.
Più spese per intercettazioni e Vpo
Quanto al funzionamento della Procura della Repubblica, nei dodici mesi conclusisi nello scorso dicembre sono aumentate, nel raffronto con il 2019, le spese per le intercettazioni (salite a 281.745,64, da 241.401,16 euro) e per i Vice Procuratori Onorari, cioè i magistrati “a gettone”, che affiancano gli ordinari (da 57.627,60 a 75.107,34 euro). Per la prima voce, l’incremento è dovuto al noleggio di apparati per intercettazioni ambientali, mentre per la seconda si spiega con fondi liquidati nel 2020, ma riferiti a impegni precedenti.
In calo, invece, le risorse impiegate per consulenti, periti, traduttori, interpreti e altre figure ausiliarie del genere (da 75.499,68 a 70.683,92 euro) e per spese di custodia e straordinarie (passate da 11.959,63 a 10.202,81 euro). Un risultato di contenimento che il pm D’Ambrosi ha definito “frutto di una scelta razionale dell’ufficio”, individuando le “spese che non risultano immediatamente necessarie all’ottenimento del risultato organizzativo” dell’ufficio, rappresentato dal “rendere giustizia”.
L’organico incostante
Venendo alle condizioni operative della Procura, l’organico che prevede quattro sostituti del procuratore capo Paolo Fortuna è stato al completo fino al luglio 2020, quando il pm Eugenia Menichetti è stata trasferita a Genova. In settembre, poi, l’applicazione ad Ivrea del pm Carlo Introvigne (oggi a Vercelli) lo ha fatto scendere al 50% della copertura e si è risaliti al 75% solo lo scorso novembre, con l’arrivo del pm D’Ambrosi. Nonostante la minor dotazione per diversi mesi, gli indicatori di performance dell’attività investigativa sono di segno positivo.
L’indice di ricambio (che misura la capacità di far fronte alla domanda di giustizia in termini di smaltimento dei procedimenti sopravvenuti) passa dal 101,82% del 2019 al 104,34% dello scorso anno. Quello di smaltimento (derivante dal numero di procedimenti esauriti nel corso del periodo preso in esame) è salito al 94,82% dall’91,76%. Nel dettaglio, per il 2020, i fascicoli pendenti ad inizio anno e quelli sopravvenuti giorno dopo giorno hanno raggiunto quota 4.538 e ne sono stati esauriti 4.303.
Gli esiti dell’azione penale
Sempre in fatto di parametri qualitativi, l’89% delle indagini verso autori noti è stato definito entro sei mesi, con una durata media di 57 giorni. Per i fascicoli trattati dal Giudice di pace, invece, il 94% circa delle definizioni è avvenuta entro quattro mesi, con una durata media di 40 giorni. Infine, dai dati sugli esiti dell’azione penale condotta dai pubblici ministeri, si evince che oltre il 75% dei procedimenti dinanzi al giudice monocratico “si chiude con la conferma dell’ipotesi accusatoria formulata” dalla Procura. Nel 22,9% dei casi si tratta di condanne, cui vanno aggiunti il 27,9% di patteggiamenti, l’8,9% di “non doversi procedere” per “messa alla prova” e il 14,8% di dichiarazione dell’estinzione del reato per remissione della querela, morte del reo, oblazioni o sanatorie.
Obiettivi centrati malgrado il virus
“Per il 2020 – ha concluso il sostituto D’Ambrosi – pur non sapendo che anno ci aspettava, ci eravamo dati obiettivi di mantenimento degli standard pregressi. Li abbiamo anche migliorati”. Quanto alla “ricetta” più adeguata per ottenere i risultati, il giovane magistrato l’ha individuata nella “collaborazione istituzionale tra Procura e Tribunale”, ma soprattutto in “una struttura amministrativa snella ed efficace”, aspetto che “incide sui tempi di definizione”, perché “le persone non debbono essere sottoposte per troppo tempo ad un procedimento”, di qualsiasi segno si riveli poi il suo esito.