Pila, abuso edilizio sulle piste: condannato commerciante

A Sandro Martinet, 63 anni, proprietario del bar-ristorante “La Châtelaine”, la Procura contestava un “vero e proprio ampliamento dell’attività” e non, come sostenuto dalla difesa, “un dehors”. La pena sarà sospesa se l’opera sarà rimossa entro 12 mesi dall’esecutività della sentenza.
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Cronaca

Per la Procura, a seguito degli accertamenti del Corpo Forestale della Valle d’Aosta, quello realizzato sulle piste di Pila a fine 2016 era un abuso edilizio in zona vincolata, volto ad aumentare la ricettività del bar-ristorante “La Châtelaine”, noto anche al pubblico televisivo per essere comparso nella serie “Il vicequestore Schiavone”. Per la difesa dell’imputato chiamato in giudizio, proprietario dell’immobile, si trattava di un dehors, realizzato diversamente dal progetto autorizzato, ma non di un’opera abusiva.

Al termine del processo tenutosi oggi, martedì 6 novembre, con rito abbreviato, il giudice monocratico Marco Tornatore ha deciso per la colpevolezza di Sandro Martinet, 63enne di Saint-Pierre, condannandolo ad 8 mesi di reclusione per violazioni al Codice dei beni culturali e del paesaggio e al Testo unico sull’edilizia. La sospensione condizionale della pena scatterà se, entro dodici mesi dall’esecutività della sentenza, l’opera verrà rimossa.

Il pm Carlo Introvigne, nel chiedere la condanna dell’imputato, aveva ribadito come la nuova realizzazione non presentasse “soluzione di continuità con il fabbricato preesistente” e si caratterizzasse per l’“ancoraggio al suolo del manufatto” e “l’uso anche di cemento armato”, nonché per la “posa di pavimentazione ricoperta con moquette, impianto elettrico ed audio”, oltre al “riscaldamento a pavimento”. Insomma, un “vero e proprio ampliamento dell’attività”, nel bel mezzo della pista “La Nouva”, per un totale di oltre 350 metri cubi (circa cento coperti in più), di cui la proprietà, nonostante “la lunga interlocuzione con il Tar”, un’“ordinanza comunale” e l’attivazione del procedimento penale, ha “continuato a godere”.

Dopo aver premesso che “per Pila esisteva una legge regionale speciale, che privilegiava gli interventi per rendere più ospitale l’attività sciistica nella stazione”, l’avvocato difensore Marisella Chavallard ha messo l’accento sul fatto che la struttura, peraltro “riciclata” da un’altra località, sia “tranquillamente amovibile”, perché “è talmente evidente che non sono stati usati plinti, o cemento armato, ma è stata solo posata”.

Il legale ha quindi ripercorso come il proprietario avesse “avuto un primo parere favorevole della Soprintendenza”, che prevedeva la realizzazione della copertura del dehors. Vi ha però “rinunciato, con un secondo progetto”, anch’esso validato dagli organi regionali competenti. “Durante la realizzazione – ha aggiunto l’avvocato – ci si è accorti che, vista l’apertura del locale nel periodo invernale, senza la copertura non era utilizzabile”.

L’imputato non ha però “pensato di chiedere al Comune la modifica in corso d’opera” e “lo si sta facendo ora, con un nuovo “parere della Soprintendenza”, che peraltro include prescrizioni su come eseguire la parte superiore. Una visione alla quale il giudice Tornatore non ha però aderito, decidendo per la condanna di Martinet.

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