Assolti dal Gup di Aosta in primo grado, nel giugno 2021 dall’accusa di esercizio abusivo dalla professione odontoiatrica, hanno visto rovesciarsi il verdetto oggi, mercoledì 25 gennaio, dopo l’udienza alla Corte d’Appello di Torino. A ricorrere contro le assoluzioni, nel processo nato dalle indagini sull’attività, tra il 2013 e il 2019, del “Centro dentistico e odontoiatrico valdostano snc” di Saint-Christophe, era stata la Procura del capoluogo regionale, che aveva coordinato le investigazioni della Guardia di finanza.
Le condanne in Appello
Ritenendo che concorressero nello svolgere abusivamente il mestiere di odontoiatra, i giudici di secondo grado hanno inflitto 9 mesi di reclusione e 20mila euro di multa ciascuno a Silvio Gasparella (60 anni) e suo figlio Mattia Gasparella (37), nonché 7 mesi di reclusione e 15mila euro di multa al direttore sanitario del centro all’epoca dei fatti Gian Enrico Aguzzi (67) e alla consorte del titolare Laura Padoin (62), che lavorava nella struttura quale assistente alla poltrona. La pena è sospesa per Mattia Gasparella, Padoin e Aguzzi.
Al termine dell’udienza odierna, la quarta sezione della Corte d’Appello ha invece confermato le assoluzioni dei quattro dall’imputazione di associazione a delinquere. Nel processo si erano costituite parte civile l’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Valle d’Aosta, l’Associazione Italiana Odontoiatri e l’Associazione nazionale dentisti italiani, rappresentate dai legali Ascanio Donadio e Paolo Sammaritani. La sentenza condanna gli imputati a risarcire nei loro confronti i danni, da determinare in sede civile, ponendo a loro carico le spese di assistenza e rappresentanza.
La tesi d’accusa
La tesi inquirente (a coordinare i finanzieri del Gruppo Aosta era stato il pm Luca Ceccanti) era che il direttore sanitario sottoscriveva la documentazione relativa a prestazioni mediche di cui si assumeva la paternità, mentre a svolgerle, in realtà, erano i due Gasparella, che non ne avevano però i titoli. A Padoin, invece, veniva contestato di aver operato a fianco dei familiari, pur sapendoli non abilitati.
La linea difensiva
Accuse che il difensore degli imputati, l’avvocato Stefano Moniotto, aveva respinto puntando sull’inconsistenza dell’ipotesi dell’associazione a delinquere (su oltre 100 clienti sentiti, non più di 21 avrebbero segnalato elementi finiti nelle contestazioni), sul mancato esame delle cartelle cliniche dei casi dubbi e sul fatto che le testimonianze degli altri medici sentiti fossero state poco tenute in considerazione, impedendo di capire l’esatta organizzazione dello studio.
Argomenti che il Gup Davide Paladino aveva accolto integralmente. Oggi, in Corte d’Appello, però, se la tesi dell’associazione per delinquere è stata nuovamente ritenuta infondata, così non è stato nel concorso nell’esercizio abusivo della professione odontoiatrica. Sono arrivate le condanne e, contestualmente, la disposizione dei giudici di trasmetterle ai relativi ordini professionali, per l’eventuale applicazione dell’interdizione dalla professione, o dall’attività esercitata. Lette le motivazioni, la difesa potrà decidere se proporre ricorso in Cassazione.