Temi dibattuti in Consiglio Valle che diventano oggetto di accertamenti inquirenti. Lo abbiamo già visto accadere, specie quando il punto è un possibile danno erariale, e così è anche per la nomina, avvenuta nell’aprile 2015, di Ermanno Bonomi a Presidente dell’Ivat, riguardo alla quale la Guardia di finanza ha acquisito oggi dei documenti in piazza Deffeyes. La questione era stata sollevata da un’interpellanza del Movimento 5 Stelle, discussa nella seduta dello scorso 6 febbraio.
Nell’illustrarla, il vicecapogruppo Luigi Vesan aveva sottolineato che la normativa regionale “prevede, per il Consiglio di Amministrazione” dell’Istituto la designazione “di due figure da parte della Giunta regionale, tra cui il Presidente, con la clausola che deve essere scelto tra i non iscritti nel registro produttori di artigianato”. Nel 2015 – era il resto del ragionamento – la Giunta Rollandin ha nominato “un Presidente che risulta essere nel Consiglio di Amministrazione di una cooperativa presente in tale registro”.
L’obiettivo del gruppo era quindi “capire se esiste una situazione di conflitto di interesse e un vizio di illegittimità nell’atto della sua nomina e come si intenda operare per porre rimedio ad una situazione che dura ormai da quattro anni”. A rispondere era stato l’allora assessore alle finanze, attività produttive e artigianato, Renzo Testolin (Union Valdôtaine), riferendo che gli uffici avevano “prontamente chiesto chiarimenti al Direttore dell’IVAT, che sta effettuando i necessari approfondimenti” e che “in funzione delle informazioni che verranno trasmesse, sarà possibile un’analisi puntuale della situazione”.
L’esponente della Giunta aveva quindi precisato che “il soggetto designato alla carica di Presidente non è iscritto nel citato registro dei produttori, quindi, a seguito della verifica dei competenti uffici, poteva essere nominato”. Dagli atti depositati dallo stesso Bonomi – nella ricostruzione fatta in aula dall’assessore – “ai fini del conferimento dell’incarico” risultava il “mantenimento della mera carica di consigliere di amministrazione nella società cooperativa ‘Derby Legno’, iscritta in quanto tale nel registro dei produttori, senza poteri di amministrazione, tutti conferiti al Presidente” della medesima.
Una risposta che aveva lasciato “perplessi” gli interpellanti, perché – era stata la replica di Vesan – “la valutazione della sussistenza di un conflitto di interessi è stata lasciata all’autocertificazione, senza controlli fino ad ora”. Il consigliere era andato anche oltre: “In questo momento ci troviamo a usare soldi pubblici per valorizzare non l’artigianato valdostano di tradizione, ma la produzione artigianale di un privato”.
Parole tutt’altro che di piuma, spiegate dal pentastellato aggiungendo che “il Presidente dell’IVAT, a fronte di proposte per una diversa valorizzazione dei prodotti, ha fatto sentire la sua voce e ha fatto approvare disposizioni a lui economicamente vantaggiose”. Osservazioni che non stupisce possano aver “incuriosito” la Procura della Corte dei Conti, deputata a verificare pertinenza e legittimità della spesa pubblica.