“Non doversi procedere” per il medico imputato di oltraggio a pubblico ufficiale

Si è chiuso oggi, martedì 8 aprile, il procedimento penale nei confronti di Federico Pretti, medico 47enne responsabile della struttura di Neurochirurgia dell’ospedale Parini. Il pronunciamento del giudice segue la condotta riparatoria dell’imputato.
Il Tribunale di Aosta
Cronaca

Non doversi procedere, in ordine all’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale. Con questa sentenza si è chiuso al Tribunale di Aosta nella mattinata di oggi, martedì 8 aprile, il procedimento penale nei confronti di Federico Pretti, medico 47enne responsabile della struttura di Neurochirurgia dell’ospedale Parini di Aosta.

Il pronunciamento del giudice segue la condotta riparatoria dell’imputato, che (come da intento manifestato nell’udienza dello scorso 25 marzo) risarcirà con 1.200 euro ognuno cinque poliziotti che erano parti offese e la Questura di Aosta, oltre a circa 2.000 euro destinati ad un fondo per gli orfani dei caduti della polizia di Stato.

L’altra imputazione mossa al professionista, la guida sotto l’influenza di alcol, seguirà un iter processuale autonomo, con il medico optare per un altro istituto di estinzione alternativa del reato: la messa alla prova.

Difeso dagli avvocati Federico Fornoni e Nicole Joris, Pretti era stato arrestato dalla Polizia nella serata dello scorso 1° gennaio, per essere rimesso in libertà il giorno dopo. Era ritenuto responsabile di aver tamponato un’auto con due giovani sulla Statale 26, che si erano poi rivolte al Pronto soccorso, e di aver dato in escandescenze, con insulti e frasi minacciose ai poliziotti intervenuti, dopo essersi rifiutato di sottoporsi all’etilometro sul luogo.

L’accusa iniziale di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale era stata riqualificata dal pubblico ministero, all’udienza del 25 marzo, nel solo oltraggio. In quell’occasione, l’imputato aveva reso delle dichiarazioni spontanee, sottolineando di avere la “massima stima nei confronti delle forze dell’ordine”, seguite dall’offerta di risarcire le parti offese.

Resistenza e rifiuto dell’etilometro, dal medico imputato un’offerta di risarcimento

25 marzo 2025 – Ore 14.12

Delle dichiarazioni spontanee in cui ha sottolineato di avere la “massima stima nei confronti delle forze dell’ordine”, seguite dall’offerta di risarcire per un totale di 1200 euro le parti offese (in tutto sei, incluso il Ministero dell’Interno) nel procedimento in cui è imputato.

E’ la condotta tenuta oggi, martedì 25 marzo, da Federico Pretti, 47enne responsabile della struttura di Neurochirurgia dell’ospedale Parini di Aosta, nell’udienza in cui è comparso dinanzi al giudice monocratico Marco Tornatore, per rispondere delle accuse di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e guida sotto l’influenza dell’alcool.

Durante il processo, il pubblico ministero ha chiesto di riqualificare le contestazioni all’imputato, limitandole al solo reato di oltraggio. L’udienza è stata quindi rinviata all’8 aprile prossimo. Pretti è difeso dagli avvocati Federico Fornoni e Nicole Joris.

Il neurochirurgo era stato tratto in arresto dalla Polizia nella serata dello scorso 1° gennaio, per essere rimesso in libertà il giorno dopo. Per l’accusa, aveva provocato un tamponamento sulla Statale 26 con due giovani che avevano avuto bisogno di cure in Pronto soccorso, si era rifiutato di sottoporsi all’etilometro sul luogo ed aveva dato in escandescenze, con insulti e frasi minacciose agli agenti, venendo così arrestato.

Resistenza e rifiuto dell’etilometro dopo un incidente, arrestato dottore del Parini

3 gennaio 2025 – Ore 13.47, di Silvia Savoye

Il dottor Federico Pretti, 47 anni della Struttura di Neurochirurgia dell’Ospedale Parini di Aosta, è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Aosta, l’episodio è avvenuto tra la sera di mercoledì 1° gennaio e il giorno seguente nei pressi di Saint-Pierre, dove Pretti avrebbe tamponato un’auto con a bordo due ragazze, successivamente trasportate al pronto soccorso in condizioni non gravi.

All’arrivo degli agenti, il medico si è rifiutato di sottoporsi all’alcol test e avrebbe pronunciato frasi minacciose, opponendo resistenza alle richieste delle forze dell’ordine.

Dopo essere stato condotto in Questura, ieri mattina Pretti è comparso in Tribunale davanti al giudice Maurizio D’Abrusco, che ha convalidato l’arresto senza applicare alcuna misura cautelare, consentendo così al medico di tornare in libertà.

Il suo difensore, l’avvocato Federico Fornoni, assistito dalla collega Nicole Joris, ha chiesto i termini a difesa. L’udienza è stata quindi rinviata.

22 risposte

  1. Se la caverà con poco perchè ha i soldi, ma la figuraccia resta, anche se certi presunti vip credono di essere al di sopra di regole deontologiche, etiche e morali. Della serie ” lei non sa chi sono io” . Complimenti anche al giudice..
    alex

  2. Che vergogna: il medico ha causato sì o no un incidente? Sì.
    Ha mandato al pronto soccorso due ragazze, per fortuna non gravi? Sì.
    Si è rifiutato di sottoporsi all’alcol test? Sì.
    Ha profferito insulti e frasi minacciose contro le forze dell’ordine intervenute? Sì.
    E se la dovrebbe cavare con una mancia di 200,00 euro per ogni soggetto coinvolto?

  3. Che bella la giustizia del nostro paese. Se hai qualche grammo d’erba e/o sei un poveraccio finisci dentro, se sei un dottore o primario e causi un tamponamento facendo finire pure qualcuno in pronto soccorso e ti rifiuti di fare l’alcool test proferendo frasi fuori luogo alle forze dell’ordine sei libero e forse te la cavi cacciando il portafogli. disgusto

  4. Personalmente non trovo corretto che per fatti molto piu gravi ( vedasi violenze domestiche) non ci sia mai un nome ed un cognome …mentre per un fatto ( x fortuna nessuno si è fatto male ) che purtoppo continua e continuerà ad esserci si siano messe generalità e addirittura professione alla mercé di tutti…. a questo punto spero che x altri eventi vi sia lo stesso trattamento da parte vostra . Buon lavoro.

    1. Trattare la cronaca con regole auree è impossibile, data la complessità dei casi. E vanno valutati uno per uno. Ciò detto, quando abbiamo “i nomi” li mettiamo sempre. Sempre, di chiunque si tratti. Nei casi di reati persecutori, ma anche in caso di pedofilia e di violenze, i nomi non vengono MAI messi. Perché? Perché l’intenzione – ma è anche l’obbligo che abbiamo in quanto giornalisti – è quella di proteggere la vittima. SEMPRE. Che, altrimenti, sarebbe facilmente identificabile. Quindi, capisco che Lei possa non trovarlo corretto. Ma lo è.

      Buona serata,
      LV

  5. Cara Aostasera e gentile Silvia Savoye,

    mi chiedo quale sia l’utilità informativa di questo articolo.

    La persona in questione non è stata arrestata per fatti legati alla sua professione di dirigente medico e, per quanto ne sappiamo, al momento dell’arresto non era in servizio. Inoltre, gli illeciti contestati non sembrano in alcun modo renderlo inadeguato alla sua posizione professionale.

    Fornire le sue generalità e sottolineare il suo ruolo professionale non rischia di essere, perdonate il termine, un mero “sputtanamento” riservato solo in quanto professionista di successo?
    Quando persone con ruoli meno rilevanti vengono coinvolte in fatti di simile, tenue gravità, pubblicate articoli dello stesso genere?

    Se la risposta a quest’ultima domanda è negativa – e sarebbe facile dimostrare che lo sia – lo scopo di questo articolo sembra essere solo quello di soddisfare un’invidia sociale. Un’invidia che porta alcuni lettori a gioire, vedi commenti e social, nel vedere una persona in una posizione di rilievo sanzionata per comportamenti inadeguati.

    Capisco che testate nazionali come La Stampa, Il Corriere, La Repubblica, Fanpage, e altre abbiano scritto articoli simili. Tuttavia, quei giornali hanno smesso di avere una vera dignità giornalistica da anni.

    Poiché il vostro quotidiano, al contrario, ha mantenuto una propria dignità e utilità, spero sinceramente di non leggere più articoli di questo tipo in futuro.

    Con stima,
    Stefano

    1. Buonasera Stefano,
      Le ho risposto alla mail che ci ha inviato con questo stesso commento.
      A disposizione per chiarire.
      Saluti,
      LV

  6. Un agente, un questore dovrebbe aver paura per sé o i propri cari di imbattersi in un chirurgo così?
    È questa la comunità che vogliamo? Io anche no.
    Poteva finire tutto con un taxi, ma senza la lucidità … Il punto è che essere sotto sostanze è un aggravante, non una attenuante: volutamente, perché si eviti di mettersi al volante. Sperando che quella notte non fosse anche reperibile … Immagino che l’USL gli rinnoverà la stima e il contratto.

    1. Ma la grammatica e la logica dovrebbero aver paura di incontrarti? Di certo sarebbe una prima volta per entrambi!
      E chi ha provato ad insegnarti a scrivere dovrebbe avere paura per sé o per i propri cari?
      Poteva finire tutto con un aiuto da chatGPT, ma non c’è stata lucidità e hai comunque iniziato a scrivere.
      Il punto è che essere sotto sostanze non è un’attenunate per un post così, bastava non mettersi alla tastiera.
      Sicuro di non trovarti come responsabile del reparto di alcunché, ti porgo i miei più sarcastici saluti.

    2. Stefano, non è criticando le presunte leggerezze grammaticali di Liù che contribuirà alla causa del neurochirurgo. Invero, il ricorso all’argumentum ad hominem é favorito da chi ha poco da aggiungere alla conversazione.
      Il punto sollevato da Liù è chiaro e a mio avviso legittimo: chi sta svolgendo il proprio lavoro nell’ambito della giustizia dovrebbe essere esposto alla violenza verbale e alle minacce di una persona che, tra l’altro, ha tutti gli strumenti culturali per comprendere l’inappellabilità di quanto gli viene contestato? Se poi minacce e violenza sono indirizzati anche agli operatori dell’azienda sanitaria per la quale egli stesso lavora, forse la questione dell’inadeguatezza in rapporto alla propria professione diviene più evidente. Le ricordo infine che il codice deontologico della professione medica, per quanto non giuridicamente vincolante, richiede al professionista un decoro e una dignità, anche al di fuori dello svolgimento della professione, che con questa situazione hanno poco a che fare.

  7. Le serate “storte” capitano a tutti, medici compresi. E più si ha un ruolo sociale importante, più si è criticati per quanto è successo di strano, come nell’occasione in esame. Il più delle volte basterebbe che l’indagato ammettesse la propria responsabilità, per trovarsi già a metà del recupero della sua credibilità … ma giudicare dall’esterno è fin troppo facile

  8. Come al solito vale il principio del garantismo all’italiana, quello per cui cosa li arresti a fare…

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