C’è un ritornello in voga, quasi ossessivamente, nelle galassie negazioniste del virus. “Le multe conseguenti alle norme per il contenimento del Covid? Sono illegittime: fate ricorso al Prefetto e verranno annullate”, è il senso di quanto si legge di commento in commento, di chat in gruppo WhatsApp (o Telegram). Ottenuti i dati delle impugnazioni, attraverso una richiesta di accesso civico generalizzato (l’equivalente italiano del “Freedom Of Information Act”), si può concludere che tale assunto ad oggi, in Valle d’Aosta, sia semplicemente privo di fondamento.
Impugnare una sanzione: l’iter
Facciamo però un passo indietro, per spiegare anzitutto l’iter previsto dalle norme. Nella nostra regione, per la specialità statutaria, se non si paga una sanzione amministrativa, scatta la segnalazione al Presidente della Regione, nelle sue attribuzioni prefettizie, al quale è possibile inoltrare scritti difensivi o documenti, invocando l’annullamento della multa. Occorre procedere entro 30 giorni dalla contestazione, o dalla notifica del verbale. L’istruttoria potrà concludersi in due modi: con l’emissione di un’ordinanza di archiviazione (qualora vengano riconosciute le ragioni di chi impugna), o di ingiunzione (se il ricorso non viene accolto).
Le sanzioni elevate
Da marzo 2020 a maggio 2021, cioè dalla deflagrazione della pandemia alla conclusione della “terza ondata”, le forze dell’ordine (in particolare Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza) hanno contestato circa 1.800 violazioni ai provvedimenti con cui Stato e Regione hanno introdotto restrizioni per arginare il nuovo Coronavirus. Se nella prima fase pandemica, il “lockdown duro” scattato era disciplinato in modo da punire più che altro coloro che si spostavano per motivi non previsti (erano consentiti solo quelli lavorativi, per necessità o per motivi di salute), dallo scorso autunno la previsione della classificazione “a colori” del rischio di contagio e l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto hanno ampliato anche le fattispecie sanzionabili. In cifre, parliamo di una somma da 400 a 1000 euro, che può essere aumentata di un terzo se il mancato rispetto delle misure è stato commesso con l’uso di un veicolo.
I ricorsi depositati…
Sull’insieme di circa 1.800 multe comminato, 202 (pari al 12%) sono i ricorsi depositati, dal 1° marzo 2020 al 30 aprile 2021, al Servizio sanzioni amministrative della Regione. Di questi, 159 sono pervenuti nel 2020 e 43 nell’anno in corso. Scomponendo il dato su base mensile, maggio 2020 (con 60 impugnazioni) è il mese che ne ha viste arrivare di più, seguito da giugno (28) ed aprile (25) dello stesso anno. Per il resto, l’andamento delle opposizioni ha ricalcato quello della pandemia: 17 a dicembre 2020, 20 a febbraio di quest’anno e 11 a marzo. Non più di 4 i ricorsi a gennaio 2021 e 8 nello scorso aprile, nessuno a settembre 2020, 5 ad ottobre e 3 a novembre di quello stesso anno.
…e quelli definiti
Quanto all’esito dei ricorsi presentati, la risposta di piazza Deffeyes alla nostra richiesta “Foia” è eloquente: allo scorso 25 maggio “i procedimenti giunti a definizione” sono 23, di cui 2 conclusi con ordinanza di archiviazione, a seguito di accoglimento del ricorso, e 21 culminati nell’emissione di un’ingiunzione di pagamento, stante il rigetto dell’istanza del ricorrente. Avverso l’ordinanza del Presidente della Regione è poi possibile un “secondo grado” di impugnazione, dinanzi al Giudice di pace di Aosta. Il termine per procedere in tale sede è sempre di 30 giorni (in questo caso, dall’emissione del provvedimento regionale).
Nessun “appello” al Giudice di pace
Decisi a capire se qualcuno dei 21 “bocciati” fosse così convinto delle sue ragioni da intentare “appello”, abbiamo bussato anche alla porta del Tribunale di Aosta, presieduto da Eugenio Gramola. Il risultato è stato chiaro, pure in questo caso: allo scorso 28 maggio nessun procedimento del genere risultava avviato. Sono stati registrati solo due casi di cittadini che hanno tentato di impugnare un verbale direttamente al Giudice di pace, conclusi però con la dichiarazione di inammissibilità di quei ricorsi (che, in prima battuta, vanno sottoposti, appunto, alla Regione).
Quali tempi per i ricorsi pendenti?
Insomma, se pochi hanno ricorso, pochissimi (per ora) hanno avuto ragione e l’annullamento “automatico” delle sanzioni di cui si legge sui social sembra più una favola di quelle tanto apprezzate in un mondo in cui chiunque, dietro una tastiera, diventa specialista nella materia del momento. La risposta ricevuta dalla Regione, però, uno spunto di riflessione lo accende. Se i ricorsi definiti sono oggi poco più dell’11% di quelli ricevuti, che tempi di “smaltimento” vanno supposti per i 179 ancora pendenti? La domanda, proprio come le impugnazioni, va rivolta al Presidente della Regione Erik Lavevaz, stavolta però nelle sue funzioni di capo del governo regionale, di figura che sovraintende al funzionamento dell’amministrazione.
Dal pensionamento dell’ultimo dirigente titolare, avvenuto nell’agosto 2019, il posto di responsabile del Servizio sanzioni amministrative risulta infatti vacante, elemento che può aver favorito l’accumularsi di arretrato (prima che la pandemia iniziasse). Il riferimento gerarchico per chi opera in quella struttura è quindi il Coordinatore del Dipartimento legislativo e aiuti di Stato, area però che include più uffici.
E’ vero che i soldi delle sanzioni amministrative elevate dalle forze dell’ordine se confermate dal Presidente finiscono nel bilancio dello Stato (e non in quello della Regione), che comunque una risorsa (per quanto dirigenziale) difficilmente dimezza i tempi di evasione dei ricorsi e che l’Esecutivo in carica si è insediato “solo” nell’ottobre 2020, ma un’amministrazione efficace ed in grado di valutare in tempi adeguati le istanze è un diritto dei cittadini-utenti. A prescindere.