Per Fontainemore, da quattro giorni alle prese con l’incendio boschivo divampato domenica scorsa in località Foy, quella di oggi, mercoledì 2 febbraio, era stata un’alba meno convulsa. “Dalle 4 di questa mattina abbiamo tirato un sospiro di sollievo, perché ha iniziato a piovere”, aveva raccontato stamane la sindaca Speranza Girod ai microfoni di Radio Proposta inBlu. L’aspettativa era che in giornata sarebbe stato “necessario fare le opere di bonifica”, nella speranza che “con oggi risolviamo il tutto”, ma il vento è tornato a soffiare e le fiamme hanno ripreso vigore.
Il vento, veicolo del rogo
In momento di distensione del primissimo mattino era stato anticipato, solo poche ore prima, da nuovi timori. “Ieri sera, – ha aggiunto la prima cittadina – verso le 22.30/23, il vento si era alzato nuovamente fortissimo, innescando ancora tutta una serie di piccoli focolai”. Nel paese della valle del Lys, “eravamo veramente preoccupati”, anche se le fiamme interessavano “la parte alta” del territorio, in “zone tutte incolte, con delle case assolutamente disabitate”, però “è comunque un patrimonio architettonico che rischia di andarsene per sempre”.
I villaggi minacciati
Nella loro corsa, le fiamme comunque non hanno mancato di avvicinarsi a dei fabbricati, aggiungendo ai momenti di tensione. “Lunedì sera – ha raccontato ancora la Sindaca – avevano raggiunto il villaggio di Sarun, che è un mayen a 1700 metri, ancora mantenuto dai proprietari, che sono dei ragazzi di Fontainemore che con passione, nonostante facciano altro nella vita, tengono pulito attorno alle baite e salgono con degli animali per evitare che il bosco incomba a ridosso delle case. Per fortuna, sono riusciti a domarlo: lì ci sono una serie di rascard del ‘600 ed è andata bene”.
“Martedì mattina, invece, – ha ancora ripercorso Girod – la preoccupazione era per il villaggio di Pariasse. Anche lì è andato a ridosso delle case. Per fortuna, grazie all’intervento dell’elicottero” (il direttore delle operazioni di spegnimento ha richiesto l’intervento del “Cochise” del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco), “si è riusciti a trattenerlo”. Guardando ai giorni passati col fiato sospeso, Girod rivela una sensazione personale, sottolineando che “in situazioni come queste, a volte, ci si sente anche un po’ deboli, perché non si riesce a domare il problema”.
“Quando c’è la squadra, la squadra funziona”
Girod ha quindi sottolineato la “collaborazione di tutti, dal Corpo forestale ai Vigili del fuoco, ai Vigili volontari, ma anche ai tanti volontari del paese che si sono mossi in prima persona”, perché “quando c’è la squadra, la squadra funziona“. A bruciare, più che del bosco, sono aree incolte: “è una zona che parte dai 1000 metri, fino ai 1700 metri”, non lineare, perché “il vento portava le ceneri da un punto all’altro” e, ieri sera, il rogo “si era anche spostato verso il vallone di Issime”.
Media montagna e abbandono
La valutazione sulle superfici andate bruciate induce una riflessione: “abbiamo un territorio di media montagna, – osserva la sindaca Speranza Girod – dove negli ultimi quarant’anni l’incolto è andato avanti. Una volta erano campi, prati, tenuti come dei giardini. Adesso, l’incolto sta avanzando, per più motivi. Comunque la media montagna è difficile da mantenere, la gente si sposta per andare a lavorare da altre parti. Mancano servizi essenziali, come piste tagliafuoco, piste per raggiungere i vari mayen, ma anche semplici acquedotti. Questo porta all’abbandono della media montagna”.
I timori per il dissesto idrogeologico
Una situazione per cui “siamo molto preoccupati”, non solo per ciò che sta accadendo, ma anche “per quello che può succedere sul nostro territorio da qui a pochi anni”. La speranza della Sindaca è che negli anni ci siano degli incentivi molto forti, per evitare l’abbandono della montagna che porta dei disastri ambientali”. Attenzione, “parliamo anche di dissesti idrogeologici. Quando piove più del solito è tutto un problema. Quando la montagna viene abbandonata, non viene coltivata, porta poi a delle problematiche. Una volta dicevano che gli agricoltori erano i giardinieri del territorio. Dobbiamo ricordarcelo sempre”. “Anche quando si prendono determinate decisioni, – ha auspicato Girod – non guardare soltanto il numero dei residenti, ma dare attenzione al territorio, alle superfici e allo sviluppo delle aree”.
Le cause? “Non è partito per incuria…”
Quanto alle cause del rogo, nato a quanto si è appreso dalla perdita di controllo su un fuoco, il sindaco premette che per ora “abbiamo gestito l’emergenza e non abbiamo ancora affrontato la problematica”. L’incendio – ha comunque concluso la Sindaca – “non è partito per incuria, anzi. E’ un ragazzo, che non fa neanche l’agricoltore, ma proprio per cercare di mantenere il territorio, anziché passare la domenica con la sua famiglia era lì a cercare di pulire e a tenere appunto lontana l’invasione dell’incolto. Più che di disattenzione, parlerei di un caso fortuito”.