Spaccio di droga e furti ad Aosta: quattro condanne

Si è chiuso ieri, martedì 16 febbraio, il processo per i fatti nati dall’operazione antidroga “Sunshine”, condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Aosta. Tra le accuse, anche una tentata rapina impropria ai danni di un supermercato.
Cronaca

Quattro condanne sono state pronunciate ieri, martedì 16 febbraio, dal Gup del Tribunale di Aosta Davide Paladino per gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato nell’ambito del processo nato dall’operazione “Sunshine” condotta dalla Squadra Mobile della Questura il 16 giugno dell’anno scorso. Le accuse, che riguardavano un giro di cocaina e marijuana al quartiere Cogne nel capoluogo, si riferivano principalmente a uno stesso nucleo familiare.

Ad Angelo Lombardi il giudice ha inflitto un anno e sei mesi di carcere (oltre a 1.000 euro di multa) per spaccio, furto aggravato e tentata rapina impropria. Il fratello Simone Lombardi è stato ritenuto colpevole di spaccio e furto aggravato e condannato a un anno e 4 mesi, oltre a 800 euro di ammenda. Alla madre dei due, Angelina Angiulli, è andata una pena di quattro mesi (con una sanzione da 200 euro) per un tentativo di rapina impropria ad un supermercato (assieme al figlio). Tutti e tre erano stati arrestati nel mattino del “blitz” delle forze dell’ordine. Infine, Mohamed El Yousefy, accusato di alcune cessioni di Hashish, ha riportato 6 mesi di condanna e 800 euro di multa. L’accusa era rappresentata dal pm Luca Ceccanti.

Secondo la ricostruzione della Mobile, diretta dal commissario capo Francesco Filograno, i reati emersi oltre lo smercio di droga erano funzionali a procurarsi il denaro necessario per l’approvvigionamento e allo smercio dello stupefacente. La droga veniva recuperata attraverso “viaggi” a Torino e Milano, dove la cocaina veniva comprata a 30 euro al grammo e rivenduta ad Aosta a 100. Gli agenti della Sezione narcotici, nelle indagini (iniziate nell’ottobre 2019), avevano identificato una quarantina di assuntori, tutti tra i 20 e i 30 anni.

Nella rete stesa dalla Polizia erano finiti anche il padre dei due ragazzi, Giuseppe Lombardi, che risultava avere la disponibilità del “Bar Nord” di via Cesare Battisti (attorno al quale, nella mappa tracciata dagli inquirenti, ruotava lo spaccio) ed era accusato anche di prestiti ad usura, e Giuseppe Vona, trovato in possesso di una quantità di stupefacente (per quanto non elevata) e ritenuto dedito allo spaccio in autonomia rispetto alla famiglia. Entrambi sono usciti dalla scena processuale nelle precedenti battute dell’udienza preliminare, attraverso la richiesta di riti e modalità alternative di estinzione dei reati loro contestati.

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