Terremoto in Marocco, il racconto di un valdostano: “Un’esperienza bruttissima”

Il racconto del valdostano Jean Frassy, in vacanza a Marrakech. "Eravamo appena rientrati la sera nell'albergo in cui stavamo a Marrakech, all'interno della Medina, quando tutto ha iniziato a tremare fortissimo"
Terremoto in Marocco Marrakech - Foto Jean Frassy
Cronaca

Mentre prosegue la conta dei morti, saliti ad oltre 2000, in Marocco la terra continua a tremare. Questa mattina, domenica 10 settembre, sono state registrate due nuove scosse di terremoto, di 4,5 gradi e 3,8 della scala Richter.

A vivere i momenti di terrore della potente scossa di 6.8 gradi, avvenuta nella notte fra venerdì 8 e sabato 9 settembre, c’era il valdostano Jean Frassy, in vacanza a Marrakech.

“Eravamo appena rientrati la sera nell’albergo in cui stavamo a Marrakech, all’interno della Medina, quando tutto ha iniziato a tremare fortissimo” racconta Frassy, uscito indenne dal terremoto. “Siamo subito corsi all’esterno e poi, dopo un attimo, ci hanno detto di prendere velocemente ciò che riuscivamo e i passaporti e di andare in uno spiazzo aperto”.
Appena usciti in strada il valdostano ha visto “muri e anche qualche casa crollata. In un passaggio coperto, era caduto un tetto e un uomo purtroppo era morto. Diversi i feriti presenti nelle strade per le cadute di materiali dall’alto”.
Frassy ha trascorso la notte all’esterno assieme ad altri turisti e residenti. “Siamo stati fino verso le 4 del mattino in una piazzetta, insieme ad abitanti e turisti, in mezzo ad un via vai continuo e assordante di gente allarmata e agitatissima, con mille motorini che sfrecciavano dappertutto. Non avevamo notizie, ci dicevano di stare fuori perché erano previste nuove scosse. Ad un certo punto, ci hanno consentito di rientrare e piano piano siamo riusciti a capire l’entità di ciò che era successo. Un’esperienza davvero brutta. Attimi di panico, ansia e tensione”.
Trascorsa la notte, Frassy ha deciso di lasciare Marrakesh. “Stiamo ora cercando di capire qual è il modo migliore per rientrare in Italia”.

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