Un traffico di cocaina dalla Colombia all’Italia attraverso la Valle.

Secondo gli inquirenti l’organizzazione legata alla ‘ndrangheta aveva ordinato 1.200 chilogrammi di cocaina. In Valle la droga arrivava per essere smerciata in altre zone
Da sinistra Franco e Roberto Di Donato, Domenico e Giuseppe Nirta
Cronaca

Per gli inquirenti non ci sono dubbi sulla colpevolezza dei quattro valdostani arrestati per spaccio internazionale di sostanze stupefacenti. Giovedì scorso sono stati fermati i fratelli Giuseppe e Domenico Nirta e i fratelli Franco e Roberto Di Donato. Tra gli indagati c’è anche Domenico Raffa, di 33 anni, di Aosta, già condannato a quattro anni per detenzione di droga ai fini di spaccio.
L’uomo era stato sorpreso nel 2008 ad Aosta con 1,2 chili di cocaina che, secondo gli inquirenti, aveva ritirato a Napoli e doveva consegnare all'organizzazione. In manette è finito anche il genovese Pietro Tirasso, mentre il colombiano Carlos Raysh Utria è irreperibile.  Un’indagine complessa, iniziata nel 2007. L'operazione è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ed è stata condotta dai carabinieri del Ros. Il provvedimento di fermo dei quattro è scaturito dalle indagini avviate dal Ros all'inizio del 2007, sotto la direzione della Procura Distrettuale di Torino, nei confronti della diramazione valdostana della cosca Nirta, coinvolta nella faida di San Luca, nella locride. La cocaina, proveniente dalla Colombia, arrivava in Italia tramite la Spagna e l'Olanda. "Stiamo cercando una casa di 1.200 metri quadrati a 25 euro al metro quadrato". Era il messaggio in codice per avanzare la richiesta di 1.200 chilogrammi di cocaina a 25.000 euro al chilo da parte dell'organizzazione malavitosa. Cervello del gruppo, sempre secondo quanto riferito dai militari, era Domenico Nirta, mentre il fratello Giuseppe e i fratelli Di Donato avevano compiti di intermediari e gestivano i vari passaggi del traffico, anche con viaggi in Spagna e Olanda. "In Valle d'Aosta – ha spiegato il colonnello dei carabinieri Guido Di Vita – non sono stati commessi reati, la droga arrivava qui solo per essere esaminata e poi veniva smerciata in altre zone. Non c'é alcun dubbio sulla responsabilità dei fermati in base a quanto emerso dall'inchiesta, fondata su intercettazioni ambientali e telefoniche".

In un caso, Giuseppe Nirta si era recato a Barcellona per una trattativa. Doveva prendere una partita di cocaina da un suo intermediario. Con sé aveva oltre 60 mila euro. Ma il destino non ha giocato a suo favore. L’uomo è stato fermato con una scusa da due balordi, ed è stato rapinato. Per cui, lo scambio non era andato in porto.

Nonostante tutto, la banda era considerata dagli inquirenti piuttosto pericolosa per la capacità di tessere rapporti con malavitosi di diversi paesi (Spagna, Svizzera, Olanda, Croazia).
La droga veniva prodotta in Colombia, passava per l'Ecuador e quindi finiva nelle mani dei trafficanti valdostani: i carabinieri, nel corso dei due anni di indagine, sono riusciti a sequestrare due partite, una delle quali giunta a Torino via Londra. In questo caso, la droga era arrivata a Londra tramite corriere e lì era stata sequestrata.

Ora, resta da accertare la provenienza del denaro – ingenti cifre – di cui l'organizzazione disponeva.

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