Dopo due stralci a breve distanza l'uno dall'altro, che hanno visto diverse richieste di archiviazione delle posizioni di alcuni indagati, la Procura di Aosta ha chiesto quattro rinvii a giudizio, per due dirigenti e due geometri dell’amministrazione regionale, nell’ambito dell’inchiesta sul Vallo di Courmayeur. L’opera era stata realizzata nel 2014, per proteggere i villaggi di La Palud e Entrèves dalla frana del Monte La Saxe. L’urgenza dell’intervento aveva consentito alla Regione di ottenere, dal Dipartimento nazionale della Protezione civile, fondi per oltre 8 milioni di euro.
E’ proprio in ordine a questo stanziamento (cui si erano aggiunti altri circa 3 milioni di fondi propri dell’amministrazione) che il pm Carlo Introvigne, titolare del fascicolo, contesta al commissario delegato per la gestione dell’emergenza Raffaele Rocco ed al dirigente dell’Assessorato alle opere pubbliche Valerio Segor la malversazione a danno dello Stato. Per gli inquirenti, i due non avrebbero utilizzato tutte le risorse economiche ricevute per le opere previste dal progetto. In particolare, è il perno della tesi accusatoria, il “by-pass” della Dora di Ferret, rappresentato come “vitale” (e dal “peso specifico” di 2,8 milioni di euro netti sull’intera opera), non è stato realizzato. A ciò, si affianca il fatto che la capacità di contenimento del "muraglione" lungo 750 metri sarebbe inferiore al distacco ipotizzato nello scenario franoso posto alla base della costruzione.
Le altre contestazioni riguardano il ciclo amministrativo dell’intervento. Per il dirigente Segor e per i tecnici Furio Saravalle (52 anni) e Ronny Salvato (48), la Procura chiede il processo per abusivo esercizio di una professione aggravato e continuato. L’accusa è legata all’aver co-firmato gli elaborati e le tavole del progetto esecutivo dell’aprile 2014 (tutti e tre), assunto gli incarichi di progettista architettonico (i due geometri) e incarnato la responsabilità di direttore dei lavori (Saravalle). Così facendo, avrebbero svolto surrettiziamente la professione d’ingegnere, per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato.
Conseguente agli atti di nomina dei due progettisti architettonici e al direttore dei lavori è l’imputazione, per il solo Segor, di abuso d’ufficio continuato. Tramite quei provvedimenti avrebbe procurato intenzionalmente un “ingiusto vantaggio patrimoniale” ai due geometri dell’Assessorato. Sarà ora il Gup del Tribunale a decidere sulla richiesta della Procura, fissando la data dell’udienza preliminare.
Le indagini avevano avuto origine all’inizio 2017 da un esposto dell’Ordine degli Ingegneri, che lamentava la realizzazione di un’opera da milioni di euro, senza il coinvolgimento di un professionista iscritto. Il fascicolo era stato aperto dall’allora procuratore capo facente funzione Pasquale Longarini, poi sospeso. A riprenderlo, nell’autunno dello stesso anno, è stato il pm Introvigne. Dopo una serie di ulteriori atti d’inchiesta sono giunti i due provvedimenti di stralcio (a cavallo della prima chiusura delle indagini preliminari), con richiesta di archiviazione delle ipotesi iniziali di frode in pubbliche forniture e scorretta gestione dei rifiuti, nonché di turbativa d’asta e truffa aggravata ai danni dello Stato. Nelle richieste di rinvio a giudizio attuali, l’emergere dell’imputazione per malversazione ed il mantenimento delle accuse sul ciclo amministrativo dell’opera.