Minacce ed interruzioni ripetute delle lezioni. Episodi, verificatisi negli ultimi due mesi, di intensità tale da aver compromesso seriamente non solo la convivenza quotidiana a scuola, ma anche il regolare svolgimento dell’attività didattica. Comportamenti che sono ora al vaglio del Tribunale dei minori di Torino dopo che cinque alunni dell’Istituzione scolastica di Istruzione Liceale Tecnica e Professionale di Verrès sono stati denunciati dai Carabinieri.
La vicenda è finita sul tavolo dei militari della Compagnia di Châtillon/Saint-Vincent a seguito di alcune denunce. Quel gruppo di alunni, tutti tra i 15 e i 16 anni di età, non è apparso altamente problematico solo agli operatori della scuola superiore, ma anche alle famiglie di ragazze e ragazzi estranei alle condotte segnalate. Queste – secondo il dossier ora in mano all’autorità giudiziaria minorile – avrebbero visto il “quintetto” minacciare ripetutamente pure insegnanti e dirigente scolastico ed arrivare, in almeno un’occasione, da parte di un allievo, al lancio di petardi in classe.
Una situazione non ordinaria, che – vista la sua delicatezza – ha visto un approccio mirato a definire delle linee operative da applicare in situazioni del genere. Un tavolo tecnico, con la partecipazione dei vertici di Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza e delle istituzioni regionali competenti in materia scolastica, è stato riunito all’indomani delle segnalazioni, ritenute fondamentali (e sempre sollecitate anche solo dinanzi al sospetto di casi del genere), sia per consentire agli investigatori di far luce sull’accaduto, sia come “anticorpo sociale” al diffondersi di comportamenti errati.
Mentre il paese (la situazione è stata seguita anche dal Comune) e la scuola percorrono il non facile cammino per ricostruire gli equilibri messi a dura prova dalla vicenda, la magistratura inquirente dei minori inizierà il lavoro per dire se e quali reati siano integrati dalle condotte per cui gli studenti sono stati denunciati. All’ipotesi più direttamente evidente di minacce potrebbe affiancarsi, per chi ha bloccato le lezioni con le sue “intemperie”, quella dell’interruzione di pubblico servizio.