Addio Strade del Cinema, si chiude una storia d’amore (e musica) lunga vent’anni

A spiegarlo l’organizzatore Enrico Montrosset, che chiude anche l’esperienza di “Spazi d’ascolto” al castello di Introd: “Ci sono logiche asfittiche, modi iper-performativi di fare cultura che non corrispondono al mio sentire. Alcune logiche non mi interessano”.
Strade del Cinema
Cultura

La vera casa dell’Uomo non è una casa, ma la strada, diceva lo scrittore britannico Bruce Chatwin. E in una di queste “strade” ha trovato casa Enrico Montrosset, imprenditore culturale, co-titolare de L’Eubage. Una direzione che, ora, si interrompe.

Dando un’occhiata alle manifestazioni culturali di Aosta per l’estate 2023, infatti, si nota un’assenza di peso. Nell’elenco manca Strade del Cinema, il Festival del Cinema muto musicato dal vivo che giusto lo scorso agosto aveva compiuto vent’anni. Un’esperienza che, come il prossimo “Spazi d’ascolto” – il festival al castello di Introd dedicato alla commistione tra i diversi linguaggi, che di edizioni ne ha vissute invece quindici –, quest’anno non ci sarà.

Poco meno di un anno fa, per “Strade del Cinema” – scrivevamo – era “tempo di pensare al futuro”. E non mancavano i dubbi su una nuova edizione, oggi definitivamente sciolti.

“Ci sono una serie di considerazioni maturate negli anni – spiega Montrosset –. Sebbene io sia il cosiddetto imprenditore culturale sono più ‘culturale’ che imprenditore. Ci sono cose che non hanno senso se non mi piacciono, se ci sono logiche asfittiche, modi iper-performativi di fare cultura che non corrispondono al mio sentire. Mi sembra ci sia una sorta dibulimiae di inflazione della parolafestival’. E in questo mare magnum mi sono guardato allo specchio e mi sono chiesto cosa ci facessi. Con enorme sacrificio. Ma alcune logiche non mi interessano”.

“Non c’è più luce”

Enrico Montrosset

Una possibilità – un famoso “passaggio di testimone” già ventilato alla fine dell’edizione 2022 – c’era. Il patron di Strade del Cinema dice: “Ho fatto un’indagine per sapere se qualcuno, a noi affine, avesse il piacere di prendere il ‘testimone’ e potare avanti la rassegna. Ero disposto a fare un anno di fade”. Tentativo andato a vuoto, non senza amarezza: “È stato visto come troppo impegnativo. Rischia di diventare una cosa importante solo per me. Ho sempre creduto nelle cose che faccio e credo che insistere rappresenti la morte delle proposte culturali. Aosta, da questo punto di vista, ed Introd, perderanno forse un’alternativa alle proposte più mainstream. Ma non è finita perché la ‘pianta’ è ‘ammalata”. Non è una ‘pianta sterile’. È finita perchénon c’è più luce’”.

Non solo: “A me sembra che le cose abbiano un valore in sé – aggiunge Montrosset –. Anche quelle che mi sembra di proporre da anni. Cercare costantemente di infiorarle, blandirle, curvarle ad una modalità e una piacevolezza che non desidero mi rimbalza. Questo avviene a tutti i livelli, sia in fase progettuale, per partecipare ai bandi, sia quando si vuole ampliare il bacino. Ma anche nelle interlocuzioni politiche, nel ‘vestire’ gli eventi per gli organi di stampa, per la comunicazione social”.

Insomma, spiega ancora, “non voglio ricadere in questa logica. Inoltre, assistiamo a un’esplosione di attività che però sono completamente legate a quelle emanate dalle Istituzioni, rendendo così difficile la vita ad alternative che abbiamo un proprio DNA”.

La cultura? Un servizio per il territorio

Spazi d’ascolto

Una nuova edizione delle due rassegne – Strade del Cinema in primis –, era in realtà quasi “dietro l’angolo”. Dice ancora Montrosset: “Quest’anno ‘Strade’ aveva una progettazione che andava sull’autunno, coinvolgendo anche della fascia scolastica. Non nascondo che, quest’anno, l’assessore Tedesco mi ha proposto di aumentare il budget o la progettualità del festival. Ci ho pensato a più riprese, due, tre vlte. Ma alla fine ho detto di no. Ho sentito altre spinte e questo mi ha fatto riflettere: forse è meglio che tutto rimanga uguale”.

Anche perché “quello è un periodo in cui si incrociano altri festival, altri eventi. Ci sono diecimila eccellenze, diecimila teste pensanti ma forse manca un po’ la capacità di pensare in maniera extra-soggettiva. Per me, l’aspetto di responsabilità, come imprenditore culturale, va in quella direzione. Mi sento davvero al servizio di una crescita culturale del nostro territorio. Poi, lo faccio con il mio stile, magari con meno ‘fuochi d’artificio’”.

“Buoni vent’anni a Strade del Cinema”, scriveva Enrico Montrosset sul sito della manifestazione, lanciando l’edizione 2022. Forse sapendo che sarebbe stata l’ultima. Ma forse – e Montrosset potrebbe apprezzare – aveva ragione il grande Orson Welles: Il lieto fine dipende dal momento in cui fai finire la tua storia.

5 risposte

  1. Grazie per le splendide occasioni di questi anni. Da Marc Ribot al Nosferatu di Herzog subito dopo la pandemia, alle sorprese incredibili come “Gente di domenica” o al faro Buster Keaton… Chissà che le strade non siano chiuse per sempre..

  2. Peccato davvero. Ci mancherà la luce di Strade del Cinema
    Grazie a Enrico Montrosset per avere illuminato tante serate estive con un’offerta culturale intelligente e non omologata

  3. E si pensava di fare di Aosta la capitale della cultura? Mi vien che ridere, come diceva Lando Buzzanca qualche decennio fa

  4. Son veramente rattristato dalla fine di questa rassegna molto interessante e coinvolgente che seguivo sempre lavoro permettendo, i motivi probabilmente son dovuti alle troppe ingerenze politiche che fanno sì che l’organizzatore si sia stancato di battagliare.

    Un vero peccato anche perchè l’offerta culturale valdostana rispetto a anni fa è in caduta libera verso offerte nazional popolari o regional popolari e provinciali, le cose interessanti son sempre meno ora tocca uscire fuori Valle macinando chilometri.

    Sempre peggiio.

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