Al Forte di Bard il caleidoscopio delle identità musicali di Giorgia

La cantautrice ha chiuso ieri, giovedì 27 luglio, nella fortezza della bassa Valle il segmento “outdoor” del suo “Blu Live Tour”. Uno show volato sulle ali della canzone d’autore, ma anche di pop, disco e simpatia.
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Cultura

Quante e quali sono le identità musicali di Giorgia? A cercarle nel concerto di ieri al Forte di Bard, che ha chiuso il segmento “outdoor” del suo “Blu Live Tour” (sette date in luoghi selezionati della penisola, come il Teatro Greco di Siracusa), si è semplicemente perso il conto. Intendiamoci, magnificare a trent’anni dall’inizio della sua carriera le virtù canore dell’artista romana farebbe di queste righe una cambiale scaduta. Tuttavia, la poliedricità dell’interprete giunta al successo con Sanremo 1994 diventa dal vivo la cifra in grado di far, di volta in volta, ballare, restare in commosso silenzio, applaudire entusiasticamente l’abbondante migliaio di spettatori radunato nella Piazza d’armi.

Nelle due ore dello show, Giorgia apre infatti al pubblico un album di delicate canzoni d’autore (a partire dal brano iniziale, quella Gocce Di Memoria omaggio al compagno Alex Baroni, scomparso prematuramente nel 2002), intercalate da episodi canori in cui ribadisce la sua via italiana al pop (da Meccaniche Celesti a  Normale, passando per Il Mio Giorno Migliore), ma anche da altri che ricordano sia perché abbia venduto oltre 10 milioni di dischi nel nostro Paese, sia le ragioni delle collaborazioni con big della scena internazionale, da Aretha Franklin ad Alicia Keys.

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Giorgia dal vivo a Bard.

Qualche esempio? Dopo una “doppietta” acustica fatta di Tornerai e Infinite Vite, Giorgia decide che è il momento non solo di un cambio d’abito (da un elegante completo bianco a una gonna corta dello stesso colore e una felpa da bomber con tanto di numero 8 sul dorso), ma anche di atmosfere. Trasforma così la fortezza che il mondo ha visto in “Avengers, Age of Ultron” in un gigantesco dance floor, in cui risuonano, tra l’altro, Don’t Stop The Music di Rihanna e I Feel Love di Donna Summer. Menzione d’onore per i coristi Diana Winter e Andrea Faustini, protagonisti di un’ottima How Deep Is Your Love dei Bee Gees, mentre la protagonista della serata era a cambiarsi.

Dopo la parentesi club, la serata imbocca il rettilineo finale, anzitutto con una tappa nel segno dell’eleganza. Per sola voce e sei corde acustica, arrivano Riguarda Noi (brano del 1995 firmato Gatto Panceri, in cui Giorgia, una volta di più cosmopolita, gioca con le assonanze con What’s Up dei 4 Non Blondes) e Dimmi Dove Sei (dall’album Mangio Troppa Cioccolata del 1997, prodotto da Pino Daniele e al solo sentirne il nome scatta l’applauso roboante del Forte). Dopodiché, i successi di cui il pubblico non perdonerebbe alla cantante l’assenza in scaletta, perché in fondo un concerto estivo induce anche aspettative di “juke-box”

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Giorgia dal vivo a Bard.

La serie è fatta di Tu Mi Porti Su, E Poi, Vivi Davvero, Di Sole E D’Azzurro. Dopo i ringraziamenti a band e “crew” (il tour “Blu Live” era iniziato nei teatri lirici lo scorso aprile, e va “in pausa” fino a novembre, quando riprenderà nei palazzetti), i due “bis”: Come Saprei (invocando l’aiuto degli spettatori, “soprattutto per le note lunghe”) e Senza Confine. In tutto, ventisei pezzi in cui Giorgia, oltre a dimostrare di suonare le corde vocali proprio come uno strumento, sa toccare le corde giuste nel pubblico (il racconto della sua “scoperta” pomeridiana del Génepy ha suscitato simpatia).

In poche parole, Giorgia è oggi un’artista che non deve dimostrare più nulla e si trova, in quanto tale, nella lussuosa condizione di potersi permettere di fare musica per piacere. Suo e (di conseguenza) di chi l’ascolta. E ieri sera, a Bard, si è visto. Eccome se si è visto. D’altronde, poteva finire diversamente per un’artista che racchiude nel suo nome un tributo (deciso dal papà Giulio, voce soul e r’n’b da brividi, come visto nella sua recente apparizione a “The Voice Senior”) a Georgia On My Mind di Ray Charles?

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Giorgia dal vivo a Bard.

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