“Se tornerò ad Aosta? Magari sì, se mi andrà, solo che qui fa veramente troppo freddo e poi…c’è qualche valdostano in sala? No perché sembra di stare a Lamezia Terme. Possiamo dire che la Valle d’Aosta è la Calabria che funziona?”. Si è chiuso così lo spettacolo di Angelo Duro di martedì 20 dicembre al Teatro Splendor: 90 minuti di irriverenza e la promessa (mantenuta), di poter ridere di tutto e di tutti.
Non risparmia nessuno il comico siciliano che, per la prima volta in Valle d’Aosta, entra in scena (e ci rimane per 1 ora e mezza), da solo con il microfono, vestito di nero, come nei veri stand up comedy inglesi e statunitensi, spettacoli che in Italia solitamente vengono camuffati da one man show con l’aiuto di musiche, luci e vari effetti grafici. Il comico entra in scena in silenzio, ci rimane per alcuni minuti e poi parte in un assalto a tutto il politically correct: dagli omosessuali alle persone obese, passando per gli invalidi, i neonati e la sua immancabile ragazza, bullizzata h24 e ampiamente conosciuta da chi segue i social dell’artista.
Nello spettacolo di Angelo Duro non c’è spazio per immaginare un tema che non debba essere toccato o su cui non si debba ridere e non esiste una frontiera della decenza o un argomento che non possa finire nel tritacarne: tutto viene preso e capovolto, diventando quindi più che normale, in un gioco della cattiveria che è pura finzione, ma serve a mettere sotto i riflettori quanto la società sia spesso ipocrita e preferisca non parlare per evitare di inciampare su temi scomodi o imbarazzanti.
Uno Splendor pieno, sold out già diversi giorni prima dello show del palermitano, ha dato ragione alla Saison Culturelle che in questa stagione 22/23 più che mai ha deciso di parlare a un pubblico che prima di allora non aveva mai preso in considerazione.