Borluzzi: “Sul festival des peuples minoritaires nessun spirito critico”

Le critiche di Giancarlo Borluzzi all'articolo di presentazione del "Festival des peuples minoritaires" pubblicato da Aostasera.it
Giancarlo Borluzzi
Cultura, I lettori di Aostasera

Mi riferisco al vostro articolo successivo alla presentazione in conferenza stampa del cosiddetto "festival" dei popoli senza Stato o minoritari che vaneggiar si voglia.
Dico vaneggiare a ragion veduta, visto che si parla di Louisiana, Irlanda e … (trattenersi dal ridere) Friuli.
Io penso che una testata si caratterizza positivamente se non recepisce passivamente quanto ascoltato, ma riferisce con spirito critico ciò che viene ammannito da chi governa nell’illusione dell’ipse dixit.
La Louisiana ha il 7% dei residenti che parlano sia inglese sia francese, laddove il 93% parla solo inglese. Soltanto dopo 7 birre si può pensare che quel 7% bilingue giustifichi un popolo francofono con un proprio Stato.
L’Irlanda, alias Eire, ha già un suo Stato con capitale Dublino e solo chi si fa le flebo di grappa può pensare che l’Eire cattolico debba annettersi l’Ulster britannico e protestante, che guarda a Londra e non a Dublino, per diventare un altro Stato.
Poi il Friuli: sono friulanissimo e conosco tale regione come le mie tasche; posso dire che in Friuli il sentirsi "popolo senza Stato" è diffuso quanto lo sono i rinoceronti nelle strade della regione.
Sul sito dell’UV è scritto che per il Friuli dovrebbe cantare una persona della zona ove sono nato io (non l’ho mai sentito nominare), e questo a tarda sera della domenica.
Costui è libero di cantare dove vuole, ma se la sua esibizione è strumentalizzata (dovrebbe attestare la partecipazione di un esponente di un "popolo senza Stato" quale il Friuli a tale "festival") dovrebbe avere il buon gusto di rifiutare l’invito in tempi lontani dal carnevale. Nel vostro articolo si cita il Friuli ma si tace sul come si dovrebbe caratterizzare tale presenza: ciò è errato, manca la completezza informativa.
Più in generale, le tre presenze vendute quali "popoli senza Stato" sono insensatezze assolute, vendute come dati di fatto oggettivi anche se sono puri spasmi soggettivi degli organizzatori.
Aosta Sera sarebbe stata in linea con le sue complessivamente positive caratteristiche giornalistiche se avesse sottolineato che non si può dare per scontato che Louisiana/Eire/Friuli costituiscano un popolo senza Stato per procedere tranquillamente in suoni e mangiate, bensì si doveva, in tale meeting, indicare le ragioni di tali tre territori per definirsi (ammesso si definiscano: secondo me è l’UV che li definisce arbitrariamente così per puri interessi di bottega) popoli senza Stato.
Questa ricezione passiva, da parte di Aosta Sera, del surreale messaggio propagandistico dell’UV merita una ferma critica affinché in seguito si aprano doverosamente gli occhi per non aggregarsi allo squallido servilismo pseudoinformativo che caratterizza la Valle.

Giancarlo Borluzzi

Gentile Borluzzi,
Aostasera, come credo lei sappia perché è un nostro affezionato lettore, cerca di raccontare la realtà valdostana nel modo più “obiettivo” possibile, senza servilismi, parzialità o censure. La scelta editoriale alla base del nostro giornale on line è quella di dare tutte le notizie, ancorché scomode, e di riportare tutte le opinioni di cui veniamo a conoscenza, mettendo così il lettore nelle condizioni di farsi autonomamente un’idea sui fatti.
Questo non significa, però, che la nostra redazione riesca ad approfondire tutto e ad esercitare quello che lei chiama “uno spirito critico” su ogni iniziativa, evento o manifestazione organizzati in Valle d’Aosta. Per colmare queste lacune o mancanze, abbiamo, da anni ormai, aperto la rubrica "I lettori di Aostasera.it", uno spazio in cui chiunque possa esprimersi inviando critiche e proponendo riflessioni che contribuiscano a completare l’informazione, a fornire una lettura della realtà più complessa e a favorire il dialogo e la discussione. La saluto cordialmente.

Nathalie Grange

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