La Resistenza resiste ancora. Resiste al tempo, che inesorabilmente ne cancella la memoria, e che ogni anno depenna centinaia di nomi dalla lista dei sopravvissuti, e perfino alle celebrazioni, stanche recite scolastiche per politici sbrigativi, sempre meno spaventati dal rischio di fare brutta figura. In Valle d’Aosta, per fortuna, non abbiamo assistito a episodi come quello avvenuto a Salerno, dove il presidente della provincia ha fatto stampare, in occasione dell’anniversario della vittoria sul nazifascismo, dei manifesti che negano il contributo della Resistenza partigiana alla Liberazione. Ieri, invece, in molti comuni valdostani sono stati ricordati i caduti per la libertà, con varie cerimonie solenni, tra alzabandiera e deposizioni di corone.
Ma la Liberazione è stata festeggiata anche a suon di musica, con un concerto di Daniele Silvestri, ad Arnad. Circa trecento persone si sono assiepate sul prato davanti al palco, montato accanto al campetto da calcio, per cantare e ballare, incuranti del vento gelido e della pioggia leggera ma persistente. Il concerto è stato organizzato dall’Anpi regionale, e in particolare della bassa Valle, con il contributo del comune di Arnad e del Consiglio valle. “Resistere è importante, oggi come ieri, l’importante è non restare passivi e indifferenti, ma evitare la rassegnazione” ha sostenuto il cantante.“
Certo, a volte il nemico non è facile da riconoscere, soprattutto quando non porta una divisa” ha spiegato dal palco, introducendo così una delle sue canzoni più note, “Il mio nemico”, che così recita: “Il mio nemico non ha divisa, ama le armi ma non le usa, nella fondina tiene le carte visa, e quando uccide non chiede scusa”. Daniele Silvestri ha regalato due ore di concerto gratuito ai valdostani, che lo hanno accolto con molto calore. Il cantante non ha voluto rinunciare ad accennare, tra le righe, a Berlusconi, senza però mai nominarlo, in modo da evitare gli strascichi di polemiche che spesso hanno seguito le sue esibizioni. “Mi dicono sempre che ce l’ho con lui, ma non è vero, tant’è che gli voglio dedicare una canzone, a lui e al suo sorriso meraviglioso”. E tra le risate del pubblico sono partite le note di “Ma che bella faccia”, dal testo piuttosto evocativo: “ma che bella faccia, non capisco come non vi piaccia, come la porta, come la slancia, e quel sorriso da guancia a guancia, forte e simpatico più di uno zar!”.