Einstein spiegato dalle stelle: Marta Burgay ad Aosta

Stasera nella sala delle manifestazioni di palazzo regionale, alle 21,00, l'astrofisica valdostana racconterà della scoperta effettuata assieme a un'équipe internazionale, una pulsar doppia che dimostra la veridicità della teoria della relatività.
Marta Burgay
Cultura

La testa in aria e i piedi piantati per terra, così vivono gli astrofisici come Marta Burgay. La ricercatrice valdostana lavora nel Gruppo Pulsar dell’INAF-Osservatorio di Cagliari, che assieme a un’équipe internazionale nel 2003 fece una scoperta che cambiò l’astronomia moderna. Di cosa si tratta? Lo spiegherà lei stessa stasera a partire dalle 21,00 nella sala conferenze del palazzo regionale.
Il titolo della conferenza “La scoperta della prima pulsar doppia; come un’astrofisica valdostana ha messo alla prova Einstein” è abbastanza esemplificativo. Basti pensare che a causa di questa scoperta Marta Burgay è stata insignita del premio Descartes 2005 (Excellence in scientific collaborative research) e del premio Marisa Bellisario 2011, nella sezione ricerca "Giovani talenti della ricerca d’eccellenza italiana".
La pulsar doppia è un sistema composto da due stelle di neutroni, delle dimensioni di circa 20 chilometri di diametro. Si tratta dell’orologio più preciso che esista nell’universo conosciuto: entrambe sono dotate di un campo magnetico molto forte e ruotano attorno al proprio asse in tempi brevissimi. Ma la scoperta più interessante è un’altra. Le due pulsar ruotando emettono coni di onde radio, un po’ come i fari sulle coste. Periodicamente l’impulso trasmesso da una stella viene eclissato dalla presenza dell’altra. Gli assi di rotazione delle due stelle subiscono una distorsione ciclica, un’oscillazione dovuta alla curvatura dello spazio tempo. In questo modo le due pulsar sono una prova evidente della teoria della relatività di Einstein.
La conferenza di stasera, introdotta dall’assessore alla cultura Laurent Viérin, sarà moderata dal professor Enzo Bertolini, direttore della Fondazione Clément Fillietroz, che gestisce l’osservatorio astronomico di Saint Bathélemy.
 

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