E’ l’alpinista d’antan, scolpito sapientemente da Giangiuseppe Barmasse e posizionato come d’abitudine all’imbocco delle Porte Pretoriane, l’opera che più ha catalizzato l’attenzione del pubblico durate la prima giornata della Fiera di Sant’Orso.
Tante le novità e i lavori interessanti, sui banchi della millenaria: dalla foglia gigante di Angelo Bettoni alla scultura-rebus di Enrico Melato che propone anche, tra le altre cose, un Cristo realizzato totalmente con la motosega, passando per gli alberi con foglie lavorate in pietra dura di Donato Savin e gli animali – un cane ed un gatto – a dimensioni e sembianze reali di Diego Bosonetto, fino ai tatà in versione “Consiglio Valle” di Michele Turco, con i simboli dei vari partiti ben distribuiti tra “il carro dei vincitori” e “la mucca da mungere”.
In generale, rispetto al passato, la fiera appare sempre più colorata: spiccano, tra i tanti lavori variopinti, i personaggi mignon di Massimo Meggiolaro e Giovanni Thoux, i bassorilievi di Erik Fiasanotti e i tatà di Franco Grobberio.