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“I mille volti di Valentina”: l’arte di Crepax in mostra ad Aosta

Apre oggi, al Centro Saint-Benin, l’esposizione dedicata all’opera del fumettista milanese. Sette ambienti ed oltre cento opere, in cui a brillare è soprattutto il suo personaggio più celebre, la fotografa Valentina Rosselli.
Cultura

Fascino infinito, bellezza senza tempo, Valentina – il personaggio creato nel 1965 dal fumettista Guido Crepax – ha popolato l’immaginario di intere generazioni di uomini, ma anche di donne. Se i primi vedevano in lei un sogno, o una tentazione (spesso, a seconda dell’età), le altre individuavano nel suo essere una fotografa assetata della scoperta del mondo (e del prossimo) un’icona di libertà ed un modello di emancipazione.

A mettere d’accordo le due metà del cielo, però, era che stare vicino a Valentina (cui il suo ideatore diede anche un cognome, Rosselli) significava respirare arte, fosse essa nelle architetture dei luoghi che scopriva, nel nascente “made in Italy” dei vestiti che (non sempre) indossava, o negli strumenti musicali cui, spesso, si dedicava, a seconda di dove la conducesse il tourbillon di problemi, incubi e deliri che popolavano il suo mondo. Atmosfere di cui la mostra aperta da oggi, sabato 12 giugno, al Centro Saint-Bénin, su iniziativa dell’Assessorato regionale dei beni culturali, è un ricco caleidoscopio.

Il titolo è “Guido Crepax. I mille volti di Valentina” e racchiude una promessa mantenuta. Se il Saint-Benin non è certo la più grande delle sedi espositive a disposizione dell’amministrazione regionale, pensate che la mostra è divisa in sette sezioni, per un totale di oltre 100 opere. Il segreto è in un allestimento studiato appositamente per la sede di via Festaz, dove – come si legge nella presentazione – “lo spettatore può attraversare ambienti tematici in dialogo tra loro dov’è prevista la realizzazione di manichini, sagome tridimensionali e tappezzerie d’autore”.

Gli aficionados di Valentina (ispirata dall’attrice Louise Brooks, ma anche da Luisa Mandelli, la moglie del disegnatore milanese) avranno la sensazione di ritrovare una vecchia amica cui hanno affidato irripetibili confidenze, o una compagna ideale di battaglie utopiche condotte nella giovanilistica convinzione di poter cambiare il mondo. Otre a riaffiorare attraverso le “tavole originali più emblematiche”, queste sensazioni saranno corroborate dall’analisi della “poliedrica indagine artistica di Guido Crepax”, attraverso una ricca serie di elementi.

Tra di essi, “inediti documenti d’archivio, copertine di dischi, oggetti di design, abiti, paraventi, studi per la pubblicità, grandi giochi tridimensionali e molto altro”. Materiale che prova non solo la trasversalità dell’impatto sociale di Valentina, ma anche quanto nascesse dal profondo di Crepax, scomparso nel 2003. La verità – e la mostra del Saint-Benin, visitabile fino al 17 ottobre prossimo, la rilancia nitidamente – è che il muro delle convenzioni sociali e dei falsi moralismi non lo si abbatte a soffi. Lo si fa con la dirompenza di Valentina.

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