"Il mio film vuol essere un'elegia che tocca i cuori, non una clava da usare in una nuova guerra della memoria": è questo il commento del regista Andrzej Waida sul suo film Katyn, che verrà proiettato giovedì 11 giugno alle ore 21 al teatro Giacosa di Aosta (biglietto di ingresso 4 euro).
L'evento, organizzato dal centro culturale Alfonso Commod in collaborazione con la Dreamlight SCRL di Aosta, vuole essere una risposta all'inspiegabile censura ideologica che ha colpito questo film, candidato all'Oscar come migliore film straniero.
Il film racconta l'invasione della Polonia da parte di nazisti e comunisti – allora alleati – nel settembre 1939 ed il massacro di circa 15.000 prigionieri polacchi perpetrato dai sovietici nel 1940.
Il costo del biglietto d'ingresso è di 4 euro.
La scheda storica: il 17 Settembre 1939, grazie agli accordi inclusi nel Patto Ribbentrop-Molotov (firmato a Mosca il 23 agosto 1939, dal Ministro degli Esteri sovietico Vyacheslav Molotov e dal suo omologo tedesco Joachim von Ribbentrop), l'Armata Rossa attraversò il confine orientale polacco. In meno di un mese tutte le province orientali polacche furono occupate e quasi 180mila ufficiali, 230mila soldati e circa 12mila agenti di polizia furono fatti prigionieri. Tra i prigionieri di guerra (POW: Prisoners Of War) c'erano ufficiali di ogni grado e una dozzina di generali: la maggioranza dei POW erano ufficiali di riserva, molti dei quali provenienti dall'intellighenzia polacca. Alla fine di ottobre gli ufficiali detenuti erano reclusi negli accampamenti di Kozielsk, di Starobielsk e di Ostashkovo.
Il 5 marzo 1940 il Politburo del Partito Comunista decise di fucilare quasi 15mila POW presenti in quegli accampamenti. Stalin firmò l'ordine. I POW polacchi furono uccisi nella primavera del 1940 nei centri del NKVD (la polizia politica di Stalin) nelle foreste di Katyn, Tver e Kharkov. L'Armata Tedesca avanzando verso est scoprì le fosse di Katyn nell'aprile del 1943.
Il governo sovietico negò le accuse tedesche, sostenendo che i polacchi erano stati catturati e giustiziati dalle unità tedesche nell'agosto 1941. La verità sui fatti di Katyn fu tenuta nascosta per molto tempo. Chi sosteneva la verità fu perseguitato e punito. Alle famiglie dei condannati non fu permesso neppure di accendere candele sulle tombe dei loro cari. Solo nel 1989 fu fatta luce sulla vicenda. Nel 1990 le autorità sovietiche ammisero per la prima volta che a commettere il crimine era stata la NKVD e due anni dopo il Presidente Eltsin dichiarava ufficialmente che quanto accaduto era stato ordinato da Stalin.