La storia di Isaac, il docufilm di Stevanon premiato come miglior documentario

Il docufilm di Stevanon sgretola i muri di odio e intolleranza con la storia di Isaac Ebong, ragazzo nigeriano ospite del Sistema di protezione SIPROIMI (ex SPRAR). Premiato come miglior documentario al Varese International Film Festival, è stato proiettato ieri sera a Saint-Vincent.
ISAAC, docufilm di Alessandro Stevanon
Cultura

Venti minuti per raccontare la storia di Isaac Ebong. È il docufilm del regista valdostano Alessandro Stevanon. Breve, ma intenso.

Proiettato ieri sera a Saint-Vincent, in Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, il documentario “ISAAC” illustra il funzionamento del progetto SIPROIMI (ex SPRAR), sistema di accoglienza attivo in Valle d’Aosta nei comuni di Saint-Vincent, Champorcher e Saint-Rhémy-en-Bosses.

Con la sua videocamera Alessandro Stevanon dà voce a un ragazzo taciturno e introverso. Un ingegnere informatico intimorito dal pregiudizio nei confronti del colore della sua pelle. Un timore, quello dell’essere guardato in maniera differente, che accresce le difficoltà del lungo itinerario percorso, dalla Nigeria alla Libia fino a Lampedusa in Italia. “Un viaggio in cui c’è di mezzo la vita”.

Come uno spettatore invisibile, il regista cattura la quotidianità di Isaac tra gli scaffali della Biblioteca regionale, i banchi di scuola e l’appartamento in Piazza Monte Zerbion (Saint-Vincent). Alle immagini del quotidiano si susseguono alcune videointerviste in cui il protagonista si mette a nudo e riconosce l’importanza del progetto che lo ha accolto. “Gli operatori ti aiutano a ricostruirti una vita” afferma Isaac riferendosi ai tentativi di inserimento abitativo, sociale e lavorativo dei rifugiati.

Non sfugge alle riprese la sua genuinità con i ragazzi diversamente abili della comunità protetta “Abri Ouvert” con i quali trascorre parte delle sue giornate. “È un lavoro che ha a che fare col rendere felici le persone” – esordisce Isaac – se non riescono a camminare, li aiuti a fare qualche passo.

Dietro “l’intento principale di raccontare una storia”, Flavia Tartaglione, ex coordinatrice del progetto SIPROIMI – Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati, rivendica la volontà di “abbattere i muri di odio e intolleranza che nascono da paura e ignoranza”.

Prodotto da L’Esprit à l’Envers e Long Neck Doc con lo scopo di informare, il docufilm ha l’obiettivo di “dare visibilità a un altro punto di vista per contrastare la percezione negativa che si ha del tema ‘accoglienza’” – spiega Arnela Pepelar, referente dell’area migranti della cooperativa sociale di Aosta – “perché chi lavora in questi progetti vive con dissenso il modo in cui questo viene trattato”.

Fondamentale è stato l’intervento del regista Alessandro Stevanon impegnato con le riprese tra il 2018 e il 2019. Stevanon racconta che la difficoltà maggiore è stata superare l’iniziale diffidenza dovuta alla forte pressione mediatica: “la paura che questo lavoro fomentasse l’idea di un’immigrazione negativa, la paura che le loro parole e le loro vite potessero essere strumentalizzate”.

Nel 2020 “ISAAC” ottiene inoltre due importanti riconoscimenti: il Premio per il Miglior Documentario al Varese International Film Festival e il Premio Altrischermi al Festival Internazionale di Danza AltreFrontiere.

Assente alla proiezione, il protagonista vive e lavora tuttora in Valle d’Aosta. Non sono mancati all’appuntamento il regista Alessandro Stevanon e la responsabile del sistema SIPROIMI Donatella D’Anna. Il segretario comunale della cittadina termale comunica che Saint-Vincent, comune capofila, Champorcher e Saint-Rhémy-en-Bosses hanno chiesto la proroga del progetto di accoglienza per ulteriori tre anni, fino a giugno 2023. Tre comuni esemplari dove “i piccoli numeri hanno favorito l’integrazione”.

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