Raffaella Santamaria inonda Inarttendu con il blu della cianotipia

07 Maggio 2022

Finestre botaniche, balconi blu sulle montagne valdostane e uno sguardo diverso su ciò che la circonda: Raffaella Santamaria, grafica aostana, ma non solo, ha inaugurato ieri la sua prima personale di cianotipie Fino [o il primo degli ultimi inverni].

Inarttendu, la Galleria di via Martinet, ha ospitato, e ospiterà fino al 23 maggio dalle 10 alle 18, le creazioni color blu di Prussia ottenute grazie a una tecnica fotografica antica, risalente alla metà dell’800, come spiega la stessa artista: “La cianotipia, antica tecnica fotografica caratterizzata dal blu di Prussia, richiede un tempo lungo e molto diverso da quello che siamo ormai abituati a vivere in relazione alle immagini digitali. Un tempo lento, di manualità e meditazione dove il colore restituisce uno spazio onirico in cui il raccolto prende forma. La dimensione esterna del paesaggio, dei boschi e delle vette rocciose, si innesta a quella emotiva interna evocata attraverso i ritratti botanici. Gli oggetti e i materiali ricostruiscono alcuni dettagli di una memoria dimenticata dove il corpo, il femminino in particolare, è sacro, potente, e dialoga con tutto ciò che lo circonda: ne è parte; è roccia, bosco, polmone e fiore”.

Raffaella Santamaria

Le cianotipie della Santamaria respirano e fanno respirare: come piccole fessure in un muro permettono di lanciare lo sguardo oltre e trovare quella profondità necessaria per vedere il mondo che ci circonda e anche per fermare il tempo. È il caso del mondo vegetale che la grafica imprigiona dolcemente attraverso un processo lento che passa sia dal digitale sia dall’analogico, restituendo un fermo immagine che permetterà a fiori e piante di vivere per sempre nello sguardo dell’artista e del pubblico. Il processo e la sua gestazione è anche una questione di pazienza, si tratta infatti di una stampa a contatto: su una superficie porosa si stende un composto di sali metallici fotosensibili e ci si appoggia sopra un negativo oppure un oggetto vero e proprio. Poi si espone il tutto alla luce del sole: le aree in cui la luce non colpisce il materiale sensibilizzato rimangono bianche, mentre tutto il resto assume il colore blu di Prussia, tipico di questa tecnica.

Raffaella Santamaria

Fino [o il primo degli ultimi inverni] è una personale che risulta ancora più personale perché racchiude il mondo dell’artista e riesce a restituire la versatilità della Santamaria, che spazia dalla fotografia alla stampa, attraversando e sperimentando tutto quello che può capitare sulla strada della grafica e del suo percorso, ovvero un continuo apprendimento con la grande fortuna di non decidere mai di arrivare, ma di stare costantemente in viaggio. Decidere di non mettere mai un punto e quindi di non fermarsi e sperimentare in continuazione è il marchio di fabbrica che la grafica ha portato anche in via Martinet, dove non trovano spazio solo le sue cianotipie, ma anche alcune sperimentazioni come il ricamo su tessuti, ma soprattutto dove a trovare casa è stato il forte legame dell’artista con la natura e il continuo bisogno di riconnettersi a questa per trovare linfa e ispirazione.

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