Tre studi per una crocifissione: tre declinazioni della “differenza” secondo Manfredini

Il dramma della “differenza” viene analizzato e declinato nello spettacolo di Danio Manfredini: la follia, la transessualità e l’emarginazione dello straniero al centro dei tre monologhi dell’autore-attore, grande figura del teatro contemporaneo
Cultura
Come nel dipinto del pittore inglese Francis Bacon sono accostate, l’una all’altra, tre figure che evocano la condizione drammatica di soggetti contemporanei, così lo spettacolo che questa sera va in scena al Teatro Giacosa di Aosta alle ore  21 propone tre monologhi di personaggi “ai margini”, tre storie di diversità, isolamento e sconfitta.. Protagonista e ideatore dello spettacolo teatrale “Tre studi per una crocifissione” è Danio Manfredini, due volte vincitore del Premio Ubu per i suoi spettacoli e una delle grandi figure del teatro contemporaneo italiano.
Nell’ambito della Saison Culturelle 2009/2010, lo spettacolo presenta i personaggi del teatro di Manfredini: perdenti, emarginati e travestiti sono infatti spesso gli eroi e le eroine dell’immaginario di questo artista, che tratteggia questa umanità allo sbando sempre con delicatezza e grande sensibilità, regalandoci racconti dolorosi, ma anche densi di ironia.

Il dramma della “differenza” viene qui analizzato in tre delle sue varie declinazioni: la follia, la transessualità e l’emarginazione dello straniero.
Il primo monologo ha per protagonista un malato mentale che, aggirandosi tra delle sedie vuote di un ospedale psichiatrico, dà voce con beffarda leggerezza e, a tratti, con tenerezza, ai fantasmi della sua psiche. Il secondo studio è invece ispirato ad un personaggio di Un anno con tredici lune di Rainer Werner Fassbinder, il transessuale Elvira che, nel momento immediatamente precedente al suo suicidio, traccia il bilancio del fallimento della sua patetica storia d’amore, un’impossibile passione senza futuro. Infine, introdotto da una sorta di leggero tip tap al suono di Bach, il terzo soggetto riprende brani del monologo di Bernard-Marie Koltès, La notte poco prima della foresta: si tratta di un extracomunitario alle prese con la desolante solitudine di una metropoli europea, durante una notte di pioggia.

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