Senza le imprese non c’è futuro, non c’è lavoro. Con le imprese ferme e improduttive non c’è società che possa andare avanti. Parte da questo assunto, così come dall’articolo 1 della Costituzione italiana, l’idea di costituire in Valle d’Aosta il Movimento Cittadini e Imprese per il diritto al lavoro.
Nessun un movimento politico, ma una sorta di raggruppamento di imprenditori che, in questo momento di grande emergenza, vuole portare al centro del dibattito pubblico e dell’attenzione di cittadini e istituzioni anche il futuro economico della Valle d’Aosta.
Tra i promotori del gruppo, a cui hanno aderito inizialmente 34 imprenditori valdostani di diversi settori, dall’edilizia al commercio, dai servizi all’artigianato, c’è Davide Trapani, Presidente della cooperativa edilizia Edileco. “Il nostro messaggio è urgente e complesso allo stesso tempo: in questo momento di grande emergenza sanitaria non pensiamo si possa tornare alla normalità domani e non è quello che chiediamo”. “Però pensiamo – continua Trapani – sia indispensabile pensare e studiare adesso un piano, una strategia per la riapertura graduale e progressiva delle attività”.
Il concetto implicito è che le imprese per poter operare e continuare a sopravvivere hanno bisogno di tempi certi, di prospettive sicure. “Non possiamo affrontare il futuro in ginocchio”. La proposta del movimento che si sta costituendo è quindi l’elaborazione comune da parte di imprese, istituzioni e cittadini di una prospettiva con dei tempi per ricominciare a produrre.
“E’ sacrosanto concentrarsi sull’emergenza sanitaria, noi non vogliamo contrapporre economia e sanità, ma bisogna pensare, adesso che abbiamo tempo perché tutti a casa, anche in prospettiva altrimenti sarà troppo tardi”
La richiesta si traduce nella necessità di “mettere un faro non tanto sul mancato lavoro di questo o del prossimo mese, ma su quello che succederà dopo”. I licenziamenti e la perdita di posti di lavoro per Trapani sono la prima nefasta conseguenza. “Se le imprese non lavorano non possono pagare gli stipendi, non è colpa di nessuno, è inevitabile”.
Il piano per la ripartenza auspicato è progressivo e differenziato a seconda dei settori e in alcuni casi anche dei territori. “Servirebbero prescrizioni graduali, ci vuole grande flessibilità perché non tutte le imprese sono uguali, penso all’artigiano che lavora da solo nel suo laboratorio o all’impresa che deve posare l’impianto elettrico in un cantiere e può farlo nel rispetto delle disposizioni di sicurezza sanitaria previste dai decreti ministeriali”.
Per il Movimento Cittadini e Imprese per il diritto al lavoro servono, quindi, gli aiuti e gli ammortizzatori sociali ma non un assistenzialismo di Stato tout court. “L’approccio di chiedere solo soldi allo Stato alla lunga è un po’ ingenuo: se non c’è un adeguato sostegno del tessuto imprenditoriale questo marcisce generando effetti a catena sul tessuto sociale”.
Ci saranno comunque realtà che lavorano a stretto contatto con il pubblico e non potranno riaprire. “Chi non potrà partire, dovrà essere aiutato con una grande azione di solidarietà da parte di tutti, siamo pronti a fare la nostra parte” sottolinea Trapani.