Casinò, dalla proprietà la bozza per evitare i licenziamenti

Ritocco di permessi e orari, cambio nei premi di produzione - legati agli incassi - e addio alla "quattordicesima". La "medicina" per salvare la Casa da Gioco passa da qui. Freddi i sindacati, giovedì un nuovo incontro
Il Casinò di Saint-Vincent
Economia

La bozza per risolvere il “nodo Casinò”, la proposta dell’Azienda per evitare una parte dei licenziamenti, agendo sui contratti e gli stipendi dei dipendenti, è ora nella mani dei sindacati che giovedì, in una nuova riunione con la proprietà, verrà discussa.

Addio alla “quattordicesima”

La proposta messa in piedi dalla proprietà rende definitiva la “non maturazione della XIV^ mensilità”, considerata “superata ad ogni effetto”. Circostanza della quale, nei piani societari, si terrà conto nella “ridefinizione dei nuovi trattamenti economici”.

Un nuovo “sistema premiale” che dipende dagli incassi

All’abolizione dell’ex premio di produzione dovrebbe far posto quello nuovo, con scaglioni che dipenderanno dagli incassi del Casinò, ovvero l’1% su 50 milioni, il 10% da 50 a 55 milioni ed il 20% massimo dai 55 in su.

Fatte le percentuali si fa anche la ripartizione con un 15% per gli amministrativi normalisti, il 35% per gli amministrativi di sala e turni, 50% gioco.

Nuovi orari settimanali

L’intervento che immaginano i gestori della Casa da Gioco tocca anzitutto l’orario di lavoro settimanale che sarà di 40 ore per il personale “amministrativo” e di 36 ore per il personale di gioco, ovvero gli impiegati e i tecnici.

Il periodo di riposo settimanale è invece stato ridotto, sempre nella proposta, di 12 giorni annui per le giornate complessive di riposo che diventerebbero così 92.

La “flessibilità” dei lavoratori

Come già anticipato, l’idea della proprietà è quella di sfruttare la “flessibilità” dei lavoratori che riescano a ricoprire più mansioni, dando la possibilità agli addetti alle sale da gioco di operare su più posizioni, giochi e tavoli, anche in ruoli immediatamente superiori o inferiori.

Anche gli amministrativi si troverebbero però a dover ruotare – provvisoriamente ma anche a livello definitivo – su più posizioni, anche nei reparti operativi, compatibili comunque con le proprie esperienze professionali.

Una società senza prospettive

Come detto, i sindacati si vedranno mercoledì, e giovedì torneranno al tavolo delle trattative. La proposta dell’Azienda, però, viene “rispedita al mittente” dalle parti sociali.

Il giudizio è severo: “Evidentemente a fronte dei licenziamenti ci fanno una proposta ‘indecente’ – attacca Walter Zampa, Segretario Ugl –, che mette in discussione il contratto in toto. La preoccupazione resta perché in questo documento non c’è prospettiva, non si pensa a produrre e far ripartire la Casa da gioco e non c’è il taglio dei privilegi che oggigiorno resistono: i superminimi”.

L’accusa, dai lidi sindacali, è quella di “navigare a vista”: “È vero che i 70 ‘pensionabili’ sono possibili – prosegue Zampa –, ma non diamo nessuna garanzia per il futuro, la paura è quella di creare degli esodati perché alla società manca uno strumento importantissimo: i soldi. Ci vogliono incentivazioni e scivoli per l’‘esodo’, soldi che l’Azienda non ha”.

Anche la “flessibilità” è un errore: “Si crea una ‘polivalenza’ che rischia di creare poca qualità – chiude il Segretario Ugl –. La ‘fungibilità’ alla fine crea un ‘poutpourri’ indefinito e servizio a gente che viene a giocare, che non conta l’esperienza di un lavoratore ma fa mera matematica e non si pensa a come a come far ripartire la Casa da Gioco”.

L’obiettivo è uno: evitare i licenziamenti

Anche se è prematuro, anche se il documento non entusiasma i sindacati, la via proposta potrebbe essere percorribile: “Potrebbe essere una strada alternativa ai licenziamenti – spiega invece Claudio Albertinelli, Savt –, che riscrive i contratti e mette sul tavolo la revisione di aspetti normativi ed economici che, con i 70 prepensionamenti, permetterebbero di evitare i licenziamenti”.

La “medicina” è amara, ma si potrebbe prendere: “È una strada che abbiamo l’obbligo di prendere in considerazione – chiude Albertinelli –, perché è un dovere e proporre qualcosa ai lavoratori che eviti i licenziamenti, poi saranno loro ad esprimersi”.

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