Nel caso della Valle d’Aosta, il prodotto neve e sci occupa ormai stabilmente il ruolo di punta nell’offerta turistica. Ciò avviene malgrado il fatto che, complessivamente, le presenze estive siano superiori a quelle invernali.
Anche a livello di immaginario turistico, il brand Valle d’Aosta è maggiormente associato allo sci ed alla “dimensione bianca” piuttosto che ad altre esperienze come il trekking ed in generale la montagna estiva.
Per questi motivi, a livello regionale si dedica particolare attenzione allo sviluppo ed alla promozione dell’offerta invernale. Per la prossima stagione sono state realizzate proposte promo-commerciali articolate su due marco-temi: lo sci “classico” ed il freeride-heliski. Se nel primo caso non si tratta di una novità assoluta, nel caso del freeride-heliski si nota una tendenza alla tematizzazione ed alla specializzazione dell’offerta che appare necessaria per il mercato attuale.
In questa sede si era già discusso nella passata stagione invernale di come il freeride, ed in generale lo sci oltre le piste battute, costituisse sia un elemento di rischio che un’opportunità di sviluppo dell’offerta turistica.
In particolare si sottolineava come la percezione tutta italiana del freeride come attività rischiosa e quasi “fuorilegge” sia anche e soprattutto legata ad una generale carenza di cultura della montagna ed alla mancanza di preparazione da un lato (quello dello sciatore) e di organizzazione apposita dall’altro (quello della destinazione/comprensorio sciistico).
In questo quadro, la scelta a livello regionale di puntare su un prodotto così importante ma anche così “critico” si può definire coraggiosa ma appare pressoché necessaria, soprattutto se si vuole competere anche a livello internazionale: se pensiamo a mercati come quello svedese, ci rendiamo conto che un’offerta limitata allo sci su pista (prodotto ultra-collaudato ma che mostra qualche segno di stanchezza) non riesce a coprire completamente la richiesta attuale.
Inoltre, nel caso del freeride e dello sci in alta quota con l’elicottero, si tratta di prodotti che si basano su specificità forti e distintive della nostra Regione, come l’alta montagna, i grandi dislivelli e gli spazi incontaminati. Sono quindi funzionali a valorizzare questi aspetti del brand Valle d’Aosta, rafforzandolo sia sul mercato italiano che su quello estero.
In definitiva, un’offerta che punti anche su prodotti di alternativi allo sci di massa appare necessaria per due motivi: la specializzazione del prodotto invernale e la valorizzazione dei comprensori minori.
La specializzazione permette di intercettare target più specifici ed al contempo di valorizzare il prodotto ed il brand di destinazioni affermate (ad esempio Cervinia, Courmayeur, Gressoney/Champoluc), che in questo modo possono meglio rivaleggiare con le proprie controparti d’oltralpe, che da tempo propongono un’esperienza dello sci e delle attività invernali a 360 gradi: basti pensare a Chamonix, St. Anton, Zermatt, solo per rimanere in Europa.
D’altro canto, le alternative allo sci su pista sono il miglior modo per valorizzare le destinazioni ed i comprensori di dimensioni minori, che normalmente vengono penalizzati dai grandi flussi in cerca di centinaia di km di piste, ma che proprio per questo vantano caratteristiche di assoluto interesse e grandi potenzialità per i mercati di nicchia.
Gli esempi si sprecano, ma volendo rimanere in tema di freeride, vi sono diverse destinazioni che potrebbero proporre (ed in parte già lo fanno) un prodotto competitivo ed in certi casi ancora più interessante rispetto alle “sorelle maggiori”.
Questa potrebbe essere una soluzione futura ed un’ulteriore via di sviluppo e promo-commercializzazione che la Regione potrebbe percorrere, per esempio creando proposte specifiche sulle piccole stazioni sciistiche o addirittura promuovendo la formazione di un’aggregazione di prodotto incentrata sul freeride e sullo sci oltre le piste.