Fusione Valfidi/Confidi VdA, salta l’accordo

Un’interruzione che ha amareggiato il Presidente Valfidi Laurent Vicquéry: “Nel 2015 abbiamo firmato una dichiarazione con un documento ufficiale della Banca d’Italia, ovvero l’ente che ci ha chiesto la fusione. Dopo quattro anni di trattative eravamo convinti di aver trovato una soluzione".
Il Presidente Valfidi Laurent Vicquéry
Economia

L’accordo, nel 2015, siglato assieme sotto l’egida della Banca d’Italia, e quattro anni di negoziato che alla fine si spengono in un nulla di fatto.

Salta la “fusione” tra Confidi Valle d’Aosta e Valfidi – le due cooperative di garanzia dei fidi valdostane –, che aveva come obiettivo quello di avere, a livello regionale, una struttura unica.

Un’interruzione brusca che ha amareggiato il Presidente Valfidi Laurent Vicquéry: “Nel 2015 abbiamo firmato una dichiarazione con un documento ufficiale della Banca d’Italia – spiega –, ovvero l’ente che ci ha chiesto la fusione. Dopo quattro anni di trattative, certo complicate, eravamo convinti di aver trovato una soluzione. Confidi invece ha fatto una scelta diversa, una mancanza di coerenza. Anche comunicarlo sarebbe stato corretto, e invece l’abbiamo scoperto dai giornali mentre eravamo ancora in attesa di riscontri, da parte loro, su alcuni documenti”.

Un tavolo di lavoro interrotto che fa venire meno anzitutto un elemento in cui Valfidi sperava: agglomerare i confidi sul territorio e renderli più capillari: “Ha senso metterli tutti insieme – prosegue Vicquéry –, come lo è stato prima riportare a casa i commercianti valdostani, anche per fornire un unico interlocutore, avere una ‘fotografia’ più netta delle imprese della Valle e una serie di vantaggi evidenti in un territorio come il nostro, completamente diverso dal resto d’Italia perché fatto prevalentemente da microimprese”.

Un fattore anche numerico: “È una necessità – spiega ancora il Presidente Valfidi – perché si sta spingendo per avere pochi Confidi. BankItalia chiede che siano più grandi e strutturati, ma su 35 in Italia la Valle d’Aosta ne ha ben due, è un’anomalia”.

L’obiettivo di BankItalia, la soglia dei 150 milioni, resta

La “rottura” porta con sé anche un intoppo, perché la fusione avrebbe dato slancio alla soglia dei 150 milioni per le attività finanziarie che la Banca d’Italia ha individuato come obiettivo.

Vicquéry guarda comunque in positivo: “Valfidi si è comunque attrezzati da tempo con un ‘piano B’ per arrivare comunque ai 150 milioni che permettono di restare vigilati. Probabilmente avevamo dei ‘focus’ diversi e sono molto rammaricato perché si è sciupata una bella occasione. Peraltro fino a dieci giorni fa abbiamo avuto l’ispezione proprio di Bankitalia, e aspettiamo il verbale che dovrebbe arrivare a fine gennaio, e che mi sembra sia stato un ottimo test per la nostra struttura”.

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