I punti interrogativi di chi ha un’attività alberghiera in Valle d’Aosta sono ormai all’ordine del giorno e non fanno altro che aumentare. Come per gli impianti sciistici, la data del 7 gennaio sembra una chimera che difficilmente porterà alla riapertura delle strutture ricettive.
Si aspetta la riapertura delle regioni e degli impianti, ma anche un miglioramento della situazione epidemiologica. “Qui a Courmayeur è un disastro totale”, commenta Alessio Berthod, referente dell’ADAVA. “Non c’è nessuna certezza di nulla, si ipotizzava di aprire il 7 ma credo che in molti cambieranno idea perché non è garantito che si ricomincerà a lavorare. Ipotizzare di assumere personale e far ripartire la macchina a fronte di zero prenotazioni non è sostenibile. Siamo in attesa di capire”. Anche sul fronte dei cosiddetti ristori la situazione è nebulosa: “Per ora non c’è nessuna notizia. L’unica nota positiva è la cancellazione dell’IMU per le strutture la cui proprietà coincida con la gestione. Per il resto la questione dei ristori arrivati è marginale. Va un po’ meglio dal punto di vista regionale, ma speriamo in un miglioramento”.
Instabilità ed incertezza si respirano anche a La Thuile: “Qualcuno probabilmente aprirà il weekend dell’8 gennaio, ma le notizie che ci vengono fornite non sono alla luce del sole e le dichiarazioni della Presidente dell’ANEF sono state un’ulteriore tegola”, spiega il referente ADAVA Glauco Falzone. “Se ci dicessero almeno una data più o meno certa, uno potrebbe iniziare ad organizzarsi. Ma così siamo in una situazione di stallo, non cadiamo né decolliamo, e l’assenza di comunicazioni è sconcertante. Però purtroppo le regole sono queste e noi dobbiamo adattarci”. Falzone sottolinea anche come gli alberghi siano stati tagliati fuori dai ristori: “Quelli che sono arrivati sono basati sul mese di aprile, che in genere nelle località di montagna è un mese quasi morto. Come ADAVA ci siamo mossi per chiedere una diminuzione dell’IVA dal 10 al 5% o di non pagare determinate tasse, ma il governo fa orecchie da mercante”.
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La volontà di lavorare ci ha portato ad aprire oltre che per liberarci la testa anche per dare un minimo di servizio al paese che purtroppo per decisioni è una desolazione.
La volontà di lavorare e di aprire è per non chiedere l’elemosina allo stato, una situazione vergognosa, incomprensibile sul come l’abbiano decisa calcolando che da Marzo a fine Dicembre le perdite minime di una struttura siano oltre le 100,000 €.
La volontà di aprire è stata anche per dare un minimo di lavoro ai dipendenti che purtroppo come noi si sono sentiti stoppare.
Oggi giorno di Natale dopo aver condivido gli Auguri con le nostre famiglie ci fermiamo a riflettere per capire il nostro futuro, se converrà riprovare dopo aver perso tutti gli stimoli inquanto ci hanno tolto il minimo di dignità, siamo confortati dai clienti che giornalmente ci contattano per darci la forza e li ringraziamo infinitamente ma non sapendo se avremo un futuro e vedendo vanificare tutti i sacrifici fatti nella vita senza ricevere un sostegno dal nostro governo anzi proprio dimenticati non riusciamo più a credere.
Mi auguro profondamente che il Presidente Conte con i suoi collaboratori per coloro che ripartiranno abbiano la compiacenza di non sostenere e/o vantarsi per aver dato o ridato la possibilità di lavoro, mi auguro che continuino il loro silenzio.
C’è chi sostiene che questa crisi è mondiale pertanto ci stanno portando alla fame e diffende la Roma politica, riescono a far passare la colpa alle regioni che non stanno facendo nulla e ridifendono la Roma politica, siamo veramente basiti sul come possono e come possano dare forza a questo governo, saranno i nuovi negazionisti, pazzesco e assurdo. Io e non solo crediamo che al governo ci siano persone altamente incapaci con stipendi assurdi.