“La quotazione è la scelta unica che un operatore come Cva deve fare”

I due economisti e un giurista auditi ieri in Commissione Speciale concordano nell'indicare la quotazione in borsa di Cva come "la via maestra" da seguire.
Centrale CVA - Champagne
Economia

E’ la quotazione in borsa di Cva la “via maestra” indicata dai tre professori auditi ieri dalla Commissione speciale,
Per Maurizio Dallocchio, Professore Ordinario di Finanza Aziendale alla Bocconi di Milano la quotazione “genera condizioni per crescere”. Una società quotata è “più trasparente e flessibile” ma richiede una diversa politica de dividendi.

Secondo i dati forniti dal Professore Cva nel 2018 è la società che “ha pagato più dividenti rispetto ad altre società partecipate da enti pubblici”. Le due ex municipalizzate di Milano A2A e Sea “da sole hanno pagato al Comune di Milano 72 milioni di euro, contro i 135 pagati da Cva a Finaosta”. “Tantissimi soldi” che vengono, secondo Dallocchio, “tolti agli investimenti della società, alle potenzialità di sviluppo”.

La quotazione ha poi come implicazione la “rinuncia ad una componente di governo della società” ma non corrisponde alla perdita del controllo pubblico “perché non si può scalare una società che scelga di quotare solo il 35% del capitale”.
Il docente della Bocconi suggerisce accanto alla quotazione anche “l’emissione di obbligazioni e la possibile negoziazione di nuovi finanziamenti o titoli di credito”. La partecipata regionale, nel confronto con i competitor, “è la meno indebitata di tutti” con “potenzialità molto forti, ancora inespresse. Per finanziare il proprio sviluppo potrebbe anche pressare sull’acceleratore dell’indebitamento, che ora le sarebbe possibile senza problemi di sostenibilità”.
Infine Dallocchio mette in guardia il Consiglio regionale: senza quotazione “dovrebbe sapere che è disponibile ad accettare un valore minore della società per effetto di una serie di vincoli che la normativa impone, direttamente o no”.

Ancora più tranchant il Professor Nicola Aicardi. “La quotazione in borsa è la via maestra, la più semplice, tracciata e dettata dal legislatore nazionale” dice il docente di di diritto amministrativo all’Università di Bologna. “Tutti i competitor di Cva, la maggior parte dei quali sono a partecipazione pubblica, son società quotate in borsa. Gli enti pubblici soci hanno perseguito consapevolmente questo percorso, senza essersene pentiti” e senza aver perso il controllo delle società. “La quotazione è la scelta unica che un operatore come Cva deve fare”. Difficile invece da percorrere la strada delle norme di attuazione. “Vedo un problema di oggetto” in un settore di “competenza esclusiva dello Stato. L’attuazione dello Statuto, a mio avviso, diverrebbe un pretesto”.

Il terzo “sì” alla quotazione di Cva arriva da Matteo Di Castelnuovo, Direttore del Master in Green Management della Bocconi che però sottolinea la necessità di mantenere un controllo pubblico. “La velocità del cambiamento in questo settore è impressionante. Un soggetto che vuole stare sul mercato deve avere una flessibilità di modelli economici e di business. Il ruolo del pubblico però è fondamentale per guidare questa evoluzione”.

Dopo le audizioni di ieri, la Commissione speciale, che entro fine marzo dovrà relazionare al Consiglio regionale, ascolterà giovedì 22 marzo  (prevista la diretta streaming) Flavio Ruffini, Direttore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima della Provincia di Bolzano e il Comitato  “Giù le mani dalle acque e da CVA”.

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