Per la Valle d'Aosta sarà, con tutta probabilità, un taglio da 25 milioni di euro quello previsto dalla manovra finanziaria messa in cantiere dal ministro Tremonti. A fare le cifre è stato l'assessore regionale alle Finanze, Claudio Lavoyer che oggi ha riferito alla commissione "Affari generali", presieduta dal consigliere unionista Andrea Rosset.
Chi parla senza mezzi termini, dai banchi della maggioranza, di "aggressione" alle autonomie speciali è Luciano Caveri: "Ho cercato di spiegarlo brevemente illustrando alcuni articoli invasivi in modo violento del nostro ordinamento".
Un tema, quello della manovra, su cui si differenziano nettamente le posizioni di due alleati di fatto al Comune di Aosta e di aspiranti alleati in maggioranza regionale. Il Popolo della Libertà, infatti, in qualche modo minimizza la portata dei tagli: "I 25 milioni di euro – dice Massimo Lattanzi – che vengono chiesti alla Valle d'Aosta per partecipare al sacrificio che l'intero paese deve fare per affrontare questo difficile momento economico e finanziario rappresentano poco più del 2% del bilancio regionale". E secondo Lattanzi i soldi si possono trovare evitando "gli sprechi, le consulenze inutili, i carrozzoni improduttivi".
E' più compatta invece la posizione dei parlamentari valdostani, anch'essi consultati dalla commissione consiliare. "L'articolo 14 della manovra – ha dichiarato il deputato Roberto Nicco – prevede di generare un risparmio sulle regioni a statuto speciale agendo sul patto di stabilità – ha detto Nicco – ma la realizzazione del federalismo fiscale richiede che le modifiche al patto avvengano attraverso una norma di attuazione. E' evidente l'incongruenza fra le due norme". Insomma, tutto si gioca sulla coerenza fra manovra e federalismo fiscale. "E' un momento di crisi – aggiunge il senatore Antonio Fosson – ed è chiaro che anche la Valle d'Aosta deve mettere giù qualcosa. Credo che se si trattasse di un taglio da 25 milioni di euro fra federalismo fiscale e manovra, ci metteremmo tutti la firma".
Forse è ancora prematuro, ma si fa spazio l'idea di ricorrere alla Corte Costituzionale. Ancora Caveri: "Siamo di fronte ad alcune norme palesemente incostituzionali, specie laddove si usano dei cavilli giuridici non accettabili". "Le regioni si stanno mobilitando – dice Nicco – e il Trentino Alto Adige potrebbe addirittura ricorrere all'Alta Corte".