Sindacati uniti, e sul piede di guerra più che mai. ‘Oltre un milione e mezzo di lavoratrici e lavoratori aspettano il rinnovo del contratto’, recita il volantino delle sigle CGIL, CISL e UIL riuniti, che questa mattina hanno accolto nella sede CGIL di via Binel – gremita – le lavoratrici dei settori turismo, mense, terme, pulizie, multiservizi e farmacie private, oggi in sciopero, per spiegare le loro ragioni. Ragioni ben note a chi aspetta da mesi rinnovi di contratto che latitano da mesi, se non da anni, a livello nazionale e regionale.
“Ci sono aziende – attacca Isabelle Buillet, CGIL Filcams – che non rinnovano i contratti da 30 mesi, le Terme addirittura da cinque anni. Cercano di trascinare da anni queste firme rendendo i lavoratori ricattabili, ma noi non ci facciamo ricattare e siamo qua. Cercano di mantenere i loro utili alleggerendo gli stipendi, ma non siamo disposti a rinunciare a ciò che ci spetta”.
Raffaele Statti, UILTucs, chiede una svolta: “Il problema politico è quello degli investimenti per l’occupazione. Siamo ad un livello di disoccupazione mai raggiunto, servono politiche diverse e investimenti per creare più posti di lavoro, perché quando una persona non ha lavoro gli viene tolta anche la dignità”.
Più localizzato a livello valdostano, invece, l’intervento di Natale Dodaro, UIL: “Chiedere di scioperare a questi settori è una sofferenza, sappiamo bene quanto sia difficile chiedervi di rinunciare anche solo a 10 minuti di lavoro. Se ci sono scuole e consigli regionali puliti lo dobbiamo a voi, però poi si fanno anche qui in Valle, gare d’appalto col 38% di ribasso e aziende che portano a casa il servizio ribassato del 50%. Abbiamo aperto un tavolo tecnico con la Regione, se si vuole un servizio dignitoso bisogna riconoscere la professionalità settore”.
“I problemi sono sui contratti collettivi ma anche sugli appalti – attacca invece Giorgio Piacentini, Fisascat – perché non possiamo più ragionare in funzione dei risparmi della Regione, dei Comuni e delle Comunità incidendo sulle ore dei lavoratori. Le aziende che partecipano ai massimi ribassi hanno lo stesso profitto di sempre ma tagliano sulle vostre ore. Se vogliono la qualità devono anche pagarlo, questo servizio. Siamo arrivati al tempo delle proteste, che non finiranno qui”.