E’ un coro unanime quello che si solleva dagli operatori turistici valdostani contro la volontà del Governo Conte di fermare lo sci nel mese di dicembre.
“Natale e Capodanno costituiscono il pilastro dell’intera stagione, quindi perdere le vacanze di Natale significa perdere tutto” sottolinea Filippo Gerard, presidente Adava Valle d’Aosta. “Come cittadino e imprenditore trovo vergognoso che per capire cosa ne sarà della stagione invernale, io debba aprire il giornale o guardare un talk show”.
L’intero comparto da settimane vive nell’incertezza più totale. “Domani incontreremo il Presidente della Regione Lavevaz – dice Gerard – a cui chiederemo di presentarci davanti al Governo nazionale con un’unica voce, per far sì che la Valle d’Aosta possa riaprire, compatibilmente con la situazione sanitaria, in una data certa.”
L’eventuale ripartenza richiede, infatti, una programmazione. “Abbiamo bisogno di un preavviso di un certo tempo, ma soprattutto abbiamo bisogno di capire se gli spostamenti fra le regioni saranno possibili, se i ristoranti potranno riaprire, così come le Spa, che rappresentano un pilastro della nostra offerta.” Senza questi punti fermi, il presidente degli albergatori valdostani è netto: “Altrimenti meglio stare chiusi e avere dei ristori congrui, perché aprire dopo le festività di Natale sarà un massacro. Il Governo, con un atteggiamento pragmatico, prenda il Pil della stagione invernale della Valle d’Aosta e inizi a compensare le perdite di tutti: dal maestro di sci, all’albergatore agli addetti degli impianti”.
A rappresentare le preoccupazioni dei 15.000 maestri di sci alpino, fondo e snowboard e delle 380 scuole di sci che operano sull’intero territorio nazionale è il Presidente del Collegio nazionale dei maestri di sci Giuseppe Cuc. “Sarebbe un danno enorme, irreparabile, se il Governo confermasse le notizie circolate in queste ore, sulla possibilità di non aprire gli impianti per le festività natalizie. Un periodo che ha un peso importante nel bilancio delle scuole di sci e dei maestri di sci.” – sottolinea Cuc – “Non andiamo contro la salute, siamo consapevoli del momento storico che stiamo attraversando. Ritengo però prematuro fare certe ipotesi quasi un mese prima dell’ipotetica data di apertura. In questi mesi abbiamo imparato che tutto può cambiare in pochissimo tempo. L’intera categoria guarda con fiducia al futuro, anche perché lo sci è uno sport sicuro, il distanziamento è garantito. Applicando in modo corretto le regole previste dal nuovo protocollo degli impianti e le linee guida alle quali hanno lavorato i rispettivi Collegi regionali e provinciali, potrà essere garantito un avvio della stagione in sicurezza”.
I primi investimenti le società degli impianti di risalita valdostane li hanno già messi in campo per non farsi trovare impreparati per l’eventuale riapertura. “Onerosi contratti dell’energia elettrica, assunzione di addetti per la messa in funzione dei cannoni della neve” ricorda il Presidente dell’Associazione valdostana Impianti a Fune Ferruccio Fournier che chiede al governo di far “prevalere il buon senso. A rischiare di saltare è l’intero sistema Valle d’Aosta. Il Governo deve recedere da questa idea folle, l’intero sistema montagna vive sullo sci, non si può ridurre questa pratica a un banale divertimento”.
Fournier ricorda come l’anno scorso a quest’ora, complice le prime abbondanti nevicate, alcuni comprensori erano già aperti. “Da inizio stagione a dopo l’Epifania il sistema aveva già fatturato un buon terzo dell’intera stagione. Trovo difficile credere che il Governo abbia i soldi per andare a prevedere dei ristori così importanti”.
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Mia figlia è settimane che non va a scuola e si parla di farla andare a sciare ? Ma che si vergognino tutti ,non si sanno riconoscere le priorità , non ho mai sentito parlare di rivolta delle regioni per le scuole.
ma se le regioni tipo lombardia rimangono rosse di cosa state parlando….fate tutti questi sforzi per fare sciare 2 valdostani ?