Viaggiare sì, ma con un “pass”: cosa ne pensano gli operatori turistici?

Le opinioni di chi opera nel settore turistico, agenzie viaggi e albergatori, sul lasciapassare che consentirà di viaggiare in Italia ed Europa. "Una piccola boccata di ossigeno, ma non è la ripartenza".
Valle d'Aosta
Economia

Quest’estate per raggiungere la propria meta, in Italia ed Europa, bisognerà mettere in valigia anche il digital green certificate europeo. Il suo arrivo è previsto a inizio giugno. Nell’attesa l’Italia sceglie di adottare, da metà maggio, per lo spostamento tra regioni un lasciapassare nazionale: il green pass, introdotto dal decreto-legge dello scorso 22 aprile.

Che sia italiana o europea, le tre condizioni per ottenere la “certificazione verde” sono: aver completato l’intero ciclo vaccinale (quindi entrambe le dosi, ad esclusione del Johnson&Johnson), aver contratto il virus ed essere guariti dal Covid nell’arco degli ultimi sei mesi, fattore che determinerebbe la presenza di anticorpi, oppure presentare il referto di un test molecolare o rapido antigenico, con esito negativo, effettuato nelle 48 ore precedenti. Valida sul territorio nazionale, la certificazione italiana sarà presto “assorbita” dal digital green certificate che consentirà di muoversi in tutta Europa.

Ma la domanda è: l’idea di un pass per viaggiare potrebbe rilanciare il turismo oppure ostacolarlo? La parola ad alcuni operatori del settore turistico.

Le agenzie viaggi

Chi lavora nelle agenzie viaggi crede che lo strumento adottato possa essere un piccolo passo in avanti. “Una boccata di ossigeno e di ottimismo” insufficiente a raggiungere i livelli di turismo pre-pandemia. Resta comunque l’incognita sui viaggi extraeuropei.

“Ogni elemento che possa far ripartire il mercato turistico è ben accetto. Il green pass italiano permetterà lo spostamento tra regioni italiane. Le agenzie di viaggio non vivono soltanto di Italia. La maggior parte vive di viaggi all’estero. Ci auguriamo che con il green pass europeo si aprano in autunno anche dei corridoi verso destinazioni come Stati Uniti, Maldive ed Egitto”. “Ci aspettiamo un’estate di Italia, che per noi è solo una piccola boccata di ossigeno, ma non è la ripartenza” – e ricorda – “in questo periodo negli anni normali avevamo già venduto tutta l’estate”. Remo Prodoti (Nuova Valtravel srl, Pollein).

“Una grande opportunità, non un ostacolo”. In riferimento alle norme in vigore per viaggiare aggiunge “il discorso tampone rimane invariato, come è già ora, ma con il pass i vaccinati e i guariti lo potranno evitare”. Sperando che il numero dei vaccinati cresca in maniera esponenziale, si dichiara favorevole e definisce il green pass “una boccata di ottimismo”. “Da quando si è cominciato a parlare di green pass anche le richieste di informazioni per vacanze sono aumentate”. Renato Henriod (Cip Tours, Saint-Vincent).

“Sono favorevole al green pass e sono convinta che sia un ottimo strumento perché dà anche estrema tranquillità al cliente che si ritroverà in una delle tre condizioni, quindi vaccinato, guarito dal Covid oppure con l’esito di un tampone”. Ricorda che “al momento per l’estero il tampone è assolutamente obbligatorio per andare in ogni dove”. In parecchi Stati è anche prevista la “quarantena di ritorno”. Afferma inoltre “siamo in una bolla di poca informazione. Se ci fosse qualcosa di più chiaro, e il green pass dovrebbe essere una di queste, ben venga il green pass”. Chiara Fabbri (Nuovo Mondo, Aosta).

Le strutture ricettive

Favorevoli sì, ma come soluzione di breve periodo, con la speranza che possa essere un passo verso la ripartenza di un settore sofferente.

Concettualmente corretto, ma come sarà messo in pratica? “Potrebbe essere una soluzione se però tolgono le altre restrizioni, come il coprifuoco alle 22 oppure i musei chiusi. Cosa viene a fare il turista? Tutti gli altri servizi dovrebbero funzionare”. Alessandro Perosino (Hotel Elena, Saint-Vincent).

Cosa determinerà il green pass? “Un turismo più responsabile sulla tutela della salute della comunità valdostana, ma anche di quella dei paesi di provenienza. Eviterà di vanificare tutti gli sforzi fatti durante l’anno. Dal punto di vista pratico non è ben chiaro come verrà gestito il processo. Servirebbe più chiarezza”. Pierre Aillon (Au Berceau du Bien-être, Chambave).

“Se è sul breve periodo, ben venga che ci sia una soluzione”. Con quali limiti? Le persone non vaccinate perché contrarie o non in target e i costi per sottoporsi al tampone. “Penso a una famiglia che prima di spostarsi inizia a guardare i costi e se i tamponi sono elevati potrebbe rivalutare le proprie vacanze”. Nicoletta Chatel (Hotel Valdigne, Morgex).

Assolutamente favorevole soprattutto come viaggiatrice. Penso che sia quel piccolo compromesso a cui bisogna arrivare per poter tornare a viaggiare, rivivere le vacanze e far rivivere il settore turistico, che è veramente in estrema sofferenza”. D’accordo anche come albergatrice, individua nello strumento la possibilità di rendere l’Italia una meta sicura per quello che sono i viaggi, anche dal punto di vista del turista straniero”. Giulia Mona (Hotel Berthod, Courmayeur).

Da un punto di vista etico “se fossimo in condizioni di non pandemia, avere un pass dà un po’ l’idea di non libertà, ma vedendola dal punto di vista pandemico della situazione attuale, sia come albergatrice sia come medico, ritengo che sia una garanzia per sé stessi, ma soprattutto per gli altri”. Nella speranza che sia una soluzione di breve periodo, ne evidenzia gli aspetti positivi “facilita, rassicura e aiuta gli altri”. Attenzione però al mantenimento delle regole di buon comportamento. Il green pass non è un libera tutti. “Non ci libera dal vincolo di rispettare il prossimo, con mascherine e comportamenti adeguati, per evitare contaminazioni”. Maria Gabriella (Hotel Bucaneve, Cervinia), albergatrice e medico di assistenza primaria.

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