I nuovi gestori del Rifugio Bonze lanciano una raccolta fondi per “l’inclusione ad alta quota”

I nuovi gestori, vogliono "trasformare il rifugio in un luogo ad alto impatto sociale, fondato sul concetto di inclusione: delle persone, dei luoghi e delle idee". Al raggiungimento dei 5mila euro raccolti, arriverà il cofinanziamento di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, con il progetto "+ risorse". Per i donatori in cambio anche pranzi e pernottamenti in rifugio.
I nuovi gestori del Rifugio Bonze
Lavoro

L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità può avvenire anche ad alta quota. A crederci sono Mosè e Paolo della Cooperativa sociale ExEat di Chieri, che si sono aggiudicati la gestione del Rifugio Bonze,  a 1.860 metri di quota, sopra Donnas.
I due ragazzi hanno lanciato a questo scopo una raccolta fondi su Eppela che, al raggiungimento dei 5mila euro, vedrà il cofinanziamento di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, con il progetto “+ risorse”. L’obiettivo è di raccogliere almeno 10mila euro per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità, ma anche per l’affitto del rifugio, della strumentazione per svolgere gli eventi culturali; il trasporto delle attrezzature e provviste e le spese per la campagna di comunicazione.

“Vogliamo portare in alta quota la nostra idea di ristorazione sociale” spiegano sulla piattaforma Eppela Mosè e Paolo.Sogniamo di trasformare il rifugio in un luogo ad alto impatto sociale, fondato sul concetto di inclusione: delle persone, dei luoghi e delle idee. Vogliamo includere persone fragili e svantaggiate che attraverso il progetto, possono avere l’occasione di sperimentarsi al lavoro, in un ambiente montano, familiare e protetto. Vogliamo perseguire l’obiettivo di mostrare a turisti e avventori, che la montagna può essere occasione di riscatto e di crescita per chi ha più difficoltà a integrarsi nella società”.

Situato a 1860 m nel Vallone De Fer, il rifugio, nato da un vecchio ricovero per animali, è suddiviso in tre edifici.
“Il Rifugio ha tutte le carte in regola per offrire un servizio di turismo lento originale, ad alto impatto sociale, che metta al centro la storia, la cultura, l’economia e le tradizioni della valle” raccontano ancora i ragazzi. ” Purtroppo da diversi anni è rimasto chiuso, e su molte cartine non è neanche segnalato.”

La volontà dei nuovi gestori è quindi di far conoscere il rifugio attraverso una serie di iniziative culturali come concerti ad alta quota, escursioni naturalistiche, mostre d’arte, ma anche laboratori e spettacoli teatrali.

“Nel nostro rifugio, vogliamo puntare alla valorizzazione del territorio promuovendo anche i prodotti tipici della valle e sostenere così le aziende agricole locali.  – scrivono ancora i gestori – Crediamo fortemente che la cultura e la storia di un luogo possa essere rappresentata da ciò che mangiamo, ed è importante prendersene cura. Vorremmo puntare a diventare un rifugio a impatto zero”.

In cambio di una “piccola o una grande” donazione, i sostenitori avranno pranzi o pernottamenti in rifugio, prodotti tipici della valle, gadget personalizzati ed esperienze di turismo alpino per singoli, aziende o gruppi.

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