Lavoratori frontalieri, ratificato l’accordo con la Svizzera sulla tassazione

Approvato un ordine del giorno del deputato valdostano Franco Manes. L'accordo entrerà in vigore nel 2024. Previste disposizioni transitorie relative agli attuali lavoratori frontalieri residenti in Italia che lavorano in Svizzera, ai quali si applica il regime di tassazione esclusiva in Svizzera.
frontiera con la Svizzera
Lavoro

Entrerà in vigore nel 2024 l’accordo fra Italia e Svizzera che rivede la tassazione concorrente sui lavoratori frontalieri. Con l’approvazione ieri alla Camera di un ordine del giorno a firma del deputato valdostano Franco Manes e del collega del Trentino Dieter Steger si è concluso l’iter di ratifica.  Sono 6mila gli italiani, piemontesi e valdostani, che lavorano nel vicino Vallese.

Cosa prevede l’accordo

L’Accordo stabilisce il metodo della tassazione concorrente, che attribuisce i diritti di imposizione sia allo Stato di residenza del lavoratore frontaliero sia allo Stato della fonte del reddito da lavoro dipendente. I salari sono imponibili nel Paese di svolgimento dell’attività lavorativa, ma entro il limite dell’80% di quanto dovuto nello stesso Paese in base alla normativa sulle imposte sui redditi delle persone fisiche (comprese le imposte locali). Lo Stato di residenza applica poi le proprie imposte sui redditi ed elimina la doppia imposizione relativamente alle imposte prelevate nell’altro Stato.

L’Accordo prevede inoltre alcune disposizioni transitorie relative agli attuali lavoratori frontalieri residenti in Italia che lavorano in Svizzera, ai quali si applica il regime di tassazione esclusiva in Svizzera, analogamente alle disposizioni previste dal precedente Accordo del 3 ottobre 1974.

L’Accordo si basa sul principio di reciprocità, disciplinando anche il trattamento dei frontalieri svizzeri che lavorano in Italia.

Per lavoratore frontaliero s’intende una persona che residente nei comuni i cui territori ricadono, per intero o parzialmente, in una fascia di 20 chilometri dal confine, che svolge un’attività di lavoro dipendente nell’area di frontiera dell’altro Stato e che, in generale, ritorna quotidianamente nel proprio Stato di residenza. Per la Valle d’Aosta i comuni interessati sono una cinquantina. 

La delegazione del consiglio nazionale svizzero ricevuta alla Camera
La delegazione del consiglio nazionale svizzero ricevuta alla Camera

“L’accordo risponde alle esigenze di aggiornare e adeguare il quadro giuridico e fiscale, al fine di cercare di eliminare le doppie imposizioni fiscali sugli stipendi, salari e remunerazioni varie. – evidenzia il deputato Franco Manes –  Un accordo che interessa moltissimi Italiani, soprattutto delle Regioni di confine come la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia e il Trentino Alto Adige. Un territorio di confine lungo circa 740 km e che interessa interrelazioni storiche, sociali e lavorative con tre Cantoni della Confederazione Elvetica: Grigioni, Ticino e Vallese”.

L’ordine del giorno del deputato valdostano e del collega del Trentino riconosce come i territori di frontiera siano interessati, sempre più spesso, da un fenomeno di dispersione di professionalità e risorse a vantaggio dei limitrofi territori elvetici, economicamente, socialmente e fiscalmente particolarmente attrattivi e, per questo, impegna il Governo a valutare l’opportunità di individuare, di concerto con le regioni interessate, misure idonee a mantenere attrattivi i territori di frontiera, affinché non si disperdano risorse e professionalità.

“Un accordo, che fortunatamente prevede – sottolinea Manes – un regime transitorio e che cerca di mettere chiarezza alla definizione di lavoratori frontalieri salvaguardando gli stessi sul piano del diritto, anche se non scioglie del tutto i dubbi interpretativi”.

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