Un taglio, a termine, del cuneo fiscale, incentivi per le assunzioni dei giovani, ma anche aumento dei voucher e maglie più larghe per i contratti a termine. È entrato in vigore dopo la seduta del Consiglio dei ministri di lunedì 1º maggio, il nuovo Decreto lavoro, che introduce alcune misure urgenti in termini di assunzione, sostegno al reddito e inclusione sociale e professionale.
Assunzione e integrazione
Il nuovo Decreto lavoro vuole anzitutto agevolare le modalità di reclutamento in ambito privato, riservando ai datori che assumono nuovo personale incentivi nella forma di esoneri contributivi previdenziali. Viene, in particolare, innalzato l’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 (con esclusione della tredicesima mensilità). L’esenzione è innalzata al 7 per cento se la retribuzione imponibile non eccede l’importo mensile di 1.923 euro.
Al fine di favorire l’occupazione giovanile, sono previsti ulteriori benefici pari al 60% della retribuzione e lungo un periodo di 12 mesi per coloro che assumono ragazzi under 30, non inseriti in programmi formativi e registrati nel PON “Iniziativa Occupazione Giovani”. L’incentivo è cumulabile con l’esonero contributivo nella misura del 100 per cento, per un periodo massimo di trentasei mesi, e con altri incentivi previsti dalla legislazione vigente.
Dal 1º gennaio del 2024 arriva, in sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza, l’assegno di inclusione di valore non inferiore a 480 euro annui per tutti quei nuclei che abbiano in carico una persona affetta da disabilità, un minorenne o un over 60; il rimborso, erogato elettronicamente dall’Inps per un massimo di 18 mesi eventualmente rinnovabili per altri 12 mesi, decadrà nel caso il soggetto occupabile che lo riceve rifiuti un’offerta di lavoro a tempo pieno o parziale con retribuzione non inferiore ai minimi salariali, a tempo indeterminato, su tutto il territorio nazionale e a tempo determinato, anche in somministrazione, se il luogo di lavoro non dista oltre 80 km dal domicilio.
Inoltre, patronati, associazioni senza scopo di lucro e similari potrebbero vedersi assegnato un contributo compreso tra il 60% e l’80% della cifra destinata ai datori di ogni persona con disabilità reclutata.
Contributi e povertà
Per i dipendenti con reddito sino a 35mila euro all’anno è prevista una riduzione aggiuntiva del cuneo fiscale relativa agli stipendi erogati dal 1° luglio al 31 dicembre dell’anno corrente. Secondo le simulazioni fatte da De Fusco Labour&Legale per il Sole24Ore fino a 10mila euro di stipendio annuale il taglio vale 25 euro circa al mese che sommati ai 19 circa dei tagli precedenti portano il totale a 45 euro circa al mese, per stipendio fino a 15mila euro il beneficio sale a 67 euro circa, fino a 20mila euro beneficio di 77 euro al mese, fino a 25mila euro beneficio di 96 euro, mentre fra i 25mila e i 35mila euro il vantaggio si riduce fra i 90 e i 99 euro circa al mese.
Per ragazzi e adulti tra i 18 anni e 59 anni in condizione di povertà assoluta è previsto un contributo di 350 euro mensili (per un massimo di un anno) orientato all’inserimento lavorativo attraverso corsi di preparazione o qualificazione, programmi di orientamento e accompagnamento o servizio civile universale; nel periodo formativo. Per beneficiare dello strumento, i soggetti interessati dovranno registrarsi su una piattaforma informatica nazionale, rilasciare una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, rispondere a determinati requisiti e sottoscrivere un patto di servizio personalizzato, a seguito del quale potranno ricevere offerte di lavoro o essere inseriti in specifici progetti di formazione.
Viene poi incrementata la soglia dei fringe benefit a 3.000 euro per il 2023, esclusivamente per i lavoratori dipendenti con figli a carico e prevista una estensione ai genitori vedovi della maggiorazione dell’assegno unico prevista per i nuclei familiari in cui entrambi i genitori siano occupati.
Contratti a termine e sicurezza sul lavoro
Previste importanti modifiche ai contratti a termine o contratti a tempo determinato, i quali potranno da oggi avere una durata superiore ai 12 mesi ma comunque inferiore ai 24 mesi: la direttiva potrà essere applicata ai cosiddetti contratti collettivi, per la sostituzione di personale o per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva.
Sul tema della sicurezza professionale viene istituito un apposito fondo a favore dei famigliari degli alunni vittime di infortunio durante il proprio percorso formativo.
23.310 euro il reddito medio in VdA
Secondo le analisi effettuate dal Dipartimento delle Finanze pubbliche relative all’Irpef, i contribuenti italiani che abbiano presentato la propria dichiarazione dei redditi 2021 sono stati circa 41,5 milioni, con un incremento delle classi di reddito superiore a 20 mila euro e un decremento delle classi di reddito inferiore a 20 mila euro. Il reddito complessivo della Penisola ammonta a circa 912,4 miliardi di euro, 22.540 euro in media pro capite (+4,5% rispetto al 2020).
In Valle d’Aosta si contano invece 97.340 situazioni reddituali esplicitate, con una media di 23.310 euro ciascuno: la regione è la peggiore del Nord Italia, al settimo posto dell’ipotetica classifica italiana, che vede primeggiare la Lombardia (26.620 euro) e arretrare al fondo la Calabria (16.300 euro).
Italiani e lavoro
Nel 2022 Istat conta in Italia 2,3 milioni di cittadini di età superiore ai 15 anni che possiedono un’occupazione, tra i quali 55 mila nella sola Valle d’Aosta; di questi 974 mila (26 mila nella regione) sono donne e 133 mila (29 mila nella regione) sono uomini. I disoccupati sono per converso 2 milioni, quota che si abbassa a soli 3 mila se riferita ai residenti valdostani, un terzo dei quali di genere maschile e due terzi dei quali di genere invece femminile.
Stando alle più recenti statistiche, esiste in Italia tutta una fascia di popolazione riferita ai cosiddetti inattivi ammontante a circa 2,6 milioni, di cui 2,5 milioni di forze lavoro potenziali e 2,3 milioni che non ricercano alcuna posizione professionale; nella regione tale settore si compone di 49 mila cittadini, di cui 3 mila forze lavoro potenziali e 46 mila che si dicono non disponibili all’impiego.
Dipendenti e autonomi
Il ricavato annuo da lavoro dipendente, tipologia contrattuale maggiormente diffusa a livello italiano con il 53% del reddito complessivo, ammonta per il 2021 a circa 486,5 miliardi di euro. Rispetto all’anno precedente si riscontrano sia un incremento nel numero di professionisti (+458 mila) sia nelle assunzioni con contratto a tempo indeterminato (+1,4%) e determinato (+4,1%); subiscono tuttavia un calo netto i valori degli stipendi, mediamente pari a 21.500 euro (-4,6%). A fronte di una crescita dei lavoratori autonomi (+0,4%), salgono anche i valori delle buste paga, con redditi pari a 60.520 euro (+14%). Si assiste peraltro a una riduzione a soli 11.400 dei soggetti beneficiari di pensione (-0,1%), che nella Penisola ammonta mediamente a 18.990 euro al mese (-15,7% ).