Una tavola rotonda, per dibattere sugli “Ecosistemi montani nel 2050”, ha caratterizzato, nella mattinata di ieri, lunedì 11 dicembre, le celebrazioni della Giornata internazionale della montagna 2023, al Forte di Bard. A promuoverla, l’assessorato delle Politiche nazionali per la montagna, in collaborazione con Europe Direct Vallée d’Aoste e con il Dipartimento politiche strutturali e affari europei.
I diversi relatori, dialogando con l’assessore Luciano Caveri, hanno cercato di effettuare una proiezione del sistema montano valdostano, ognuno dal suo punto di vista. Così, il professore dell’Oregon State University Massimo Bionaz (ex allievo dell’Institut Agricole Régional), ha illustrato la differenza tra la tipologia di montagne sulla “West Coast” e quelle valdostane. Si è quindi soffermato sulle sfide comuni ai due territori, vedi il cambiamento climatico, il lavoro in campo agricolo e il futuro dell’allevamento per la produzione di carne e latte.
Il ricercatore dell’Università di Trento Rocco Scolozzi, ha invece tratteggiato i diversi atteggiamenti che si possono manifestare rispetto al futuro per evidenziare la necessità di essere lungimiranti e capaci di adattarsi ai cambiamenti attesi (non solo quelli climatici, vedi anche il calo demografico), così da diventare, per chi abiterà la Terra dopo di noi “dei buoni antenati”.
Giulio Moriondo, ricercatore in campo vitivinicolo, per parte sua, ha illustrato le possibili ripercussioni sull’economia del sistema regionale, anche in termini di concorrenza esercitata dai Paesi che di recente hanno avviato la produzione. La siccità, la perdita di superficie coltivabile e l’impoverimento del terreno chiederanno, a suo dire, un’attenzione e una cura ulteriore del suolo.
Per Federica Bieller, Presidente di Funivie Monte Bianco, la vera risorsa è rappresentata dai giovani, cui è chiesto di ripensare il futuro comune. Sul Parco Nazionale del Gran Paradiso, come luogo significativo per la raccolta di dati (ove studiare i cambiamenti su flora e fauna), si è soffermato invece il Direttore dell’area protetta, Bruno Bassano.
Il concetto di qualità in campo agroalimentare (che dovrà svilupparsi, fino a includere anche le modalità con cui avvengono le produzioni e la sostenibilità ambientale) è stato affrontato da Joel Bérard, responsabile del Dipartimento sistema di produzione e salute animale dell’Istituto Agroscope di Friburgo (e, anch’egli, ex alunno dello Iar).
La necessità di lungimiranza, in maniera da rispondere ai cambiamenti in corso guardandoli come un’opportunità (se affrontati correttamente), è stata ribadita da Alex Armand, professore associato di economia alla Nova School of Business and Economics dell’Universiade Nova de Lisboa (Portogallo).
Infine, il presidente dell’Unione Valdostana Guide Alta Montagna, Ezio Marlier, ha sottolineato che la Valle d’Aosta è una filiera e le guide alpine sono un anello di questo scenario: partendo dalle tradizioni occorre valorizzare la qualità e mantenere i mestieri del territorio.
A chiusura dei lavori, l’assessore Caveri ha ricordato come “la Valle d’Aosta sarà, nel 2050, una comunità demografica di piccole dimensioni ed è auspicabile che abbia una sua coscienza civica, una forte autenticità e che sia capace di difendere il proprio senso di identità inclusiva e i propri valori, tra i quali quelli che hanno portato all’affermazione della sua autonomia”.